recensioni

Paolo Roversi “Addicted”

PAOLO ROVERSI

Paolo Roversi è nato a Suzzara, in provincia di Mantova, nel 1975; si è laureato in Storia contemporanea all’università di Nizza; si è stabilito a Milano (dove vive ancora oggi) ed ha iniziato una carriera assai articolata.
Ha collaborato con numerosi giornali e riviste (“Corriere della sera”, “Rolling Stone”, “GQ”, ecc), ha lavorato come sceneggiatore per la televisione (“Distretto di polizia”), gestisce la casa editrice digitale “MilanoNera” e scrive libri.
Roversi è considerato uno dei massimi esponenti del noir metropolitano ed i suoi romanzi hanno vinto numerosissimi premi. La sua fama come giallista è in gran parte dovuta alla serie che ha come protagonista il giornalista hacker Enrico Radeschi (ad oggi, inizio 2019, sei volumi autoconclusivi). Il 17 gennaio 2019 è uscito il suo nuovo thriller stand alone “Addicted”, che è anche già diventato un progetto cinematografico.

ADDICTED

Germania, 1994. La notte di Natale, sotto una tormenta di neve, il commissario Jurgen Fischer è costretto ad addentrarsi nella Foresta Nera, all’altezza di Offenburg, in seguito all’avvistamento di un razzo di soccorso. Dopo una faticosissima camminata, nel bel mezzo di una radura, il poliziotto e la sua guida rinvengono il cadavere di un uomo orribilmente mutilato. Si tratta di un residente, un vedovo che, dalla morte della moglie, vive in una baita isolata poco distante insieme ai due figli piccoli, una femminuccia di circa 10 anni ed un maschietto poco più giovane. I due bambini sono terrorizzati ma, interrogati, dichiarano comunque di aver visto l’assassino del padre: l’Uomo Nero che da sempre vive nella foresta.
Gran Bretagna, primavera, giorni nostri. Rebecca Stark, a poco più di trent’anni, è già un’affermata psichiatra. Ha messo a punto un metodo innovativo per guarire le vittime di una qualche ossessione (i così detti soggetti “addicted”). Uno dei suoi ex pazienti, il magnate russo Grigory Ivanov, la convoca a Ginevra e le propone di gestire una nuova clinica all’avanguardia specializzata proprio nella cura delle ossessioni. L’idea è quella di selezionare sette addicted di tipo diverso ed offrire loro un mese di cura gratuito sì da poterli poi usare come testimonial per una campagna pubblicitaria su grande scala e far quindi pagare ai pazienti successivi. La Stark accetta la proposta ed, insieme al suo assistente David, lascia l’uggiosa Londra per una masseria isolata e splendidamente ristrutturata nell’assolata campagna pugliese, in Italia.
Puglia, inizio estate, giorni nostri. Alla nuova clinica Sunrise tutto è pronto per accogliere i primi sette “ospiti”. Lo staff è ridotto all’osso: solo la Stark, David e Klaus, l’uomo di fatica scelto da Ivanov. Saranno i pazienti stessi ad occuparsi di mandare avanti la masseria, con compiti giornalieri che costituiranno parte integrante della cura. I sette addicted selezionati provengono da ogni parte del mondo e sono affetti da ossessioni molto diverse fra loro. Claudio Carrara, italiano, è un giocatore incallito. Jian Chow, di Hong Kong, informatico fissato con il sesso on line. Tim Parker, americano, cocainomane. Lena Weber, tedesca, omosessuale ossessionata dalla perfezione fisica. Jessica De Groot, olandese, autolesionista. Julie Arnaud, manager francese, ninfomane. Rosa, svizzera, la sola minorenne, vende in internet autoscatti spinti. I primi giorni non sono facili ma tutto procede come previsto dalla dottoressa. Sul finire della prima settimana però qualcosa comincia ad andare storto. I pazienti non stanno reagendo al metodo Stark come dovrebbero. Qualcosa o qualcuno sta interferendo con la cura dando il via ad un effetto domino dalle conseguenze inimmaginabili ma con radici vecchie e radicate.

GIUDIZIO
Da accanita fan de “Le indagini di Enrico Radeschi” quale sono, il nuovo romanzo di Roversi mi ha spiazzata. Si tratta infatti di un thriller psicologico che abbina una narrazione a due piani temporali con un racconto labirintico in pieno stile “Dieci piccoli indiani”. La narrazione su tempi sfalsati è una tecnica che generalmente apprezzo molto ma qui la scollatura si protrae forse troppo ed in maniera eccessivamente netta. Per quanto riguarda poi il richiamo al capolavoro della Christie è probabilmente il romanzo della Regina che ho apprezzato meno ed il racconto di Roversi non mi ha fatto cambiare idea, teso com’è all’azione piuttosto che all’indagine approfondita basata su indizi. Le mie critiche sono però legate elusivamente al gusto personale: il romanzo di per sé è valido, lo stile impeccabile e l’idea di indagare il torbido mondo delle ossessioni è certamente intrigante.

 

Addicted

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