recensioni

T. M. Logan “Bugie”

T. M. LOGAN

Logan è nato nel Berkshire, negli anni ’70, da padre inglese e madre tedesca. Dopo l’università ha iniziato la carriera di giornalista e lavora ancora oggi nell’ambiente delle comunicazioni. Vive nel Nottinghamshire con la moglie ed i due figli.
“Bugie” è il suo primo romanzo. Uscito nel 2017, ha subito riscosso un successo notevole, cogliendo di sorpresa perfino l’autore. All’estero è appena stato pubblicato il suo secondo thriller, “29 Seconds”, ancora inedito in italiano.

BUGIE

Joe e Mel Lynch sono una coppia di coniugi sulla soglia della mezza età. Sposati da una decina d’anni, hanno una bella casa in un quartiere borghese di Londra ed un figlio, William, di quattro anni. Joe insegna inglese in una prestigiosa scuola privata. Mel invece esercita da avvocato in un importante studio legale specializzato in diritto del lavoro. Fra i due Mel è certamente quella che guadagna di più e che ha i ritmi più serrati. Joe comunque non si sente sminuito da questa situazione e si occupa volentieri della gestione della casa e del bambino, con cui ha davvero un rapporto strettissimo.
Un pomeriggio, in macchina, di ritorno a casa, Joe e William vedono Mel infilarsi con l’auto nel parcheggio di un Hotel del centro e decidono di seguirla per farle una sorpresa. L’incontro casuale e la conseguente decisione saranno l’inizio di un incubo che distruggerà l’ordinata vita dei Lynch per sempre, coinvolgendoli in una situazione delittuosa dai risvolti inquietanti in cui i social network e le moderne tecnologie la faranno da padrone.

GIUDIZIO

“Bugie” è un thriller di stampo introspettivo raccontato in prima persona da Joe Lynch. I veri protagonisti del romanzo tuttavia sono i moderni sistemi di comunicazione, i social e le app, che possono facilmente diventare strumento per modificare la realtà al punto da rovinare la vita a chiunque.
L’idea di base è sicuramente interessante, realistica e, di conseguenza, altamente intrigante. Ne dovrebbe scaturire una storia ad alto tasso di adrenalina ed angoscia. Il romanzo in questione però non sfrutta questa possibilità ed, anzi, si rivela lento e noioso. Joe è talmente ingenuo e digiuno non solo di tecnologia ma anche di fantasia da risultare irritante. Ne consegue che il libro è praticamente privo di pathos, almeno fino alle scene conclusive, finalmente dirompenti. A mio parere un successo del tutto ingiustificato.

Bugie

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