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MASSIMO BINARELLI: “IL MISTERO DEL COLLEGIO ABBANDONATO”

MASSIMO BINARELLI

Massimo Binarelli è nato a Roma nel 1944. Ha sempre lavorato come architetto, sia in ambito pubblico che privato. Una volta in pensione, si è dedicato alla pittura, ha studiato arte contemporanea e, nel 2018, ha vinto il concorso “Ilmioesordio” con il giallo “Il mistero del collegio abbandonato”

IL MISTERO DEL COLLEGIO ABBANDONATO

Roma, quartiere Garbatella, inizio estate 1959. Durante gli scavi necessari alla ristrutturazione di un vecchio convitto abbandonato dalla fine della seconda guerra mondiale, gli operai estraggono dalla nicchia di un antico pozzo i cadaveri di una donna e di un feto avvolti in un lenzuolo stretto con solide corde.

Il caso suscita da subito molto scalpore e viene affidato al Commissario Trevi, poliziotto di mezza età, divorziato, privo di particolari ambizioni ma tenace ed abile nel suo lavoro.

In base ai primi rilievi del medico legale viene subito chiarito che il decesso risale ad una ventina d’anni prima, che la donna era in realtà giovanissima, il feto di poche settimane e che la morte era stata causata da un aborto praticato malamente.

All’inizio degli anni ‘40 Roma era tutto un subbuglio a causa della partenza del re e dell’avanzata alleata e ricostruire quanto accaduto è un vero e proprio incubo investigativo. Trevi decide di chiedere un aiuto ufficioso al vecchio brigadiere Antonio Piccillo, vedovo ed in pensione da anni ma memoria storica del quartiere ed abile investigatore.

In effetti Piccillo non tarda ad identificare la vittima: Marta Vincenzi, una tredicenne ospite del convitto, scomparsa e mai ritrovata. Piccillo all’epoca aveva anche preso direttamente parte alle indagini ma si era trovato in difficoltà nel condurre un’indagine accurata: il suo diretto superiore aveva deciso di sfruttare la situazione per ottenere un trasferimento ed aveva preferito mettere a tacere in fretta un caso che poteva essere assai scomodo vista la nota relazione della direttrice del convitto con gli alti papaveri del partito ed anche con il clero.

Contro ogni previsione, la collaborazione fra Trevi e Piccillo porta piuttosto in fretta a dei risultati ma il passato ha ombre lunghe, anzi lunghissime.

GIUDIZIO

Il romanzo è un giallo di impostazione classica con un intreccio valido ed anche piuttosto originale. Tuttavia il processo investigativo e le relative scoperte appaiono fin troppo semplici ed immediate, soprattutto in considerazione del notevole lasso di tempo intercorso. Quanto ai personaggi sono ammantati di una notevole dose di malinconia, che si ritrova anche nelle numerose (troppe!) riflessioni estemporanee del narratore fuori campo. Roma stessa è priva di ogni bellezza e maestosità, appare solo grigia e triste. Non vi è alcuna ironia, nessuna battuta di spirito. Binarelli prende sicuramente spunto da Camilleri (come si può notare anche dall’uso sporadico del romanesco) ma non sa stemperare i toni tristi e riflessivi con l’humor che caratterizza invece da sempre il grande giallista. Si tratta di un buon esordio, ma siamo lontani dai livelli di Alessandra Carnevali che vinse il premio nel 2016 per “Uno strano caso per il Commissario Calligaris”

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