recensioni

ALICE BASSO “IL MORSO DELLA VIPERA”

ALICE BASSO

Alice Basso è nata a Milano nel 1979 ma oggi vive in un paesino vicino Torino. E’ un’appassionata di musica, infatti canta e compone per due rock band, e lavora nell’editoria dal 2002, come redattrice e traduttrice.

Nel 2015 ha pubblicato il suo primo romanzo che ha riscosso un immediato successo ed è diventato l’incipit di una saga incentrata sulla figura della ghostwriter Vani Sarca.

A inizio estate 2020 la Basso ha abbandonato la fortunata serie ed è uscita nelle librerie con un giallo di ambientazione storica, “Il morso della vipera”, la prima avventura della dattilografa Anita.

IL MORSO DELLA VIPERA

Nel 1935 la bella e operosa Torino non è certo la più fascista delle città italiane ma è comunque piena di giovani e meno giovani esaltati in camicia nera e si gloria delle numerose (sebbene di dubbio gusto) nuove realizzazioni edili. Superati i tempi delle squadre di picchiatori, Mussolini è saldamente al potere e promuove in tutti i modi possibili ed immaginabili i valori cari al Regime, dall’ideale del soldato valoroso, addirittura eroico, a quello della morigeratezza delle fanciulle.

E’ in questo clima già piuttosto pesante che Anita Bo sta vivendo i suoi vent’anni. Figlia maggiore di due commercianti, vivace, piuttosto insofferente alle regole sociali imposte dai tempi e dal particolare momento politico, da anni Anita si accompagna a due carissime amiche: la bruttina ma assolutamente brillante Clara e la professoressa Candida, impenitente zitella, fiera della propria indipendenza. Rispetto a Clara e Candida Anita però si sente meno in gamba: è bellissima e fin da adolescente è convinta di dover puntare solo sull’ aspetto per realizzare i suoi sogni. E nel 1935 il suo maggiore desiderio è lasciare la soffocante casa paterna e mettere su famiglia: spera di fidanzarsi presto con Corrado, un giovane non certo troppo stimolante intellettualmente e forse troppo ligio alle regole ma di buona famiglia e dai modi gentili.

Quando però Corrado ufficializza la domanda di matrimonio, Anita, sorprendendo se stessa per prima, gli chiede di aspettare: vorrebbe prima vivere un’esperienza lavorativa come dattilografa, proprio lei che a scuola è sempre andata malissimo! In pochi giorni si ritrova così a lavorare presso la redazione di “Saturnalia”, una rivista di racconti gialli, alle dirette dipendenze di Sebastiano Satta Ascona, giovane fascista musone.

Ma Satta Ascona, che traduce racconti americani, è davvero così come appare o nasconde forse qualcosa? E il Regime a Torino sta operando alla luce del sole o travisa a suo piacimento gli accadimenti? E la stessa Anita non può forse essere qualcosa in più che una moglie trofeo da esibire alle feste?

GIUDIZIO

Quando ho letto il primo romanzo con protagonista Vani Sarca sono rimasta immediatamente folgorata sia dal personaggio, tanto insolito quanto accattivante, sia dallo stile, fortemente ironico eppure chiaramente dotto, della Basso. Ho dunque approcciato il nuovo libro con trepidazione: incuriosita da un lato ma anche timorosa di una cocente delusione dall’altro. Ebbene Anita ed il suo entourage non mi hanno affatto delusa!

Intanto bisogna chiarire che, sebbene a prima vista ci sia una notevole distanza fra Anita e Vani, a voler guardare sotto la superficie, si tratta comunque sempre di due donne dal carattere forte, intellettualmente vivaci, fortemente indipendenti e all’inizio di un percorso di crescita personale. E così pure fra i personaggi secondari delle due serie vi sono non poche similitudini. Con questo non intendo certo che la Basso si stia ripetendo, semplicemente voglio sottolineare come i suoi personaggi siano anche ne “Il morso della vipera” costruiti alla perfezione e presentino quelle peculiarità caratteriali che fanno inevitabilmente innamorare il lettore. Passando all’aspetto della contestualizzazione storica va detto che è impeccabile: si deduce facilmente il grosso lavoro di preparazione che l’autrice deve aver condotto, indice del suo solido sub strato culturale, già evidente nella prima serie. Lo stile è fortemente ironico e ricco di dialoghi brillanti, il che consente alla Basso di trattare un’epoca storica difficile con serietà senza però mai scadere nella noia ma mantenendo sempre il lettore avvinto. L’intreccio giallo è probabilmente l’aspetto meno importante del romanzo; del resto trattandosi del primo volume di una nuova saga l’intento dell’autrice è soprattutto quello di presentare al lettore protagonisti ed ambiente; ad ogni modo la trama è solida e ben costruita.

In conclusione la Basso non delude e regala ai fan un nuovo gioiellino.

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