recensioni

JANE SHEMILT “IL PAZIENTE SBAGLIATO”

JANE SHEMILT

Jane Shemilt è un medico ed una scrittrice di nazionalità inglese. Vive a Bristol, con il marito, professore di neurochirurgia, ed i loro cinque figli.

Nel 2014 il suo romanzo d’esordio, “Una famiglia quasi perfetta”, è stato per settimane in cima alle classifiche dei volumi più venduti. Con il secondo libro, “Un delitto quasi perfetto”, l’autrice ha confermato la sua bravura. La produzione è continuata con “Una casa troppo tranquilla” del 2018, e con “Amici sospetti” del 2020. “Il paziente sbagliato”, di inizio estate 2022, è il suo nuovo romanzo.

IL PAZIENTE SBAGLIATO

Rachel Goodchild, a circa cinquant’anni, ha una vita soddisfacente. Esercita come medico di base presso l’ambulatorio locale ed è molto stimata da colleghi e pazienti, salvo qualche piccolo screzio con la segreteria dello studio. Vive in un sobborgo residenziale di Londra, nell’amata casa di famiglia ristrutturata. E’ sposata con Nathan, insegnante in odore di presidenza, ed il loro rapporto, sebbene non più certo travolgente, è comunque sereno e piacevole. Ha una figlia adulta, Lizzie, bibliotecaria, che le ha sempre preferito il padre ma con cui spera ardentemente di poter, un giorno, instaurare un dialogo migliore.

L’incontro con un pittore/architetto di origine francese, Luc, prima in veste di paziente, poco dopo di vicino di casa, riaccende però in Rachel tutta la passionalità della giovinezza e le fa vedere la propria vita come mediocre piuttosto che come tranquilla e appagante.

La dottoressa comunque è ben decisa a non perdere famiglia e posizione, anche a scapito di felicità ed amore, quando il tranquillo e pacifico sobborgo viene sconvolto da alcuni omicidi che in qualche modo paiono legati alla sua relazione extraconiugale.

Chi è l’assassino? In che modo i due amanti sono coinvolti? Quali e quanti segreti si nascondono dietro le linde facciate ed i giardini ben curati?

GIUDIZIO

Il nuovo romanzo della Shemilt ha una struttura a doppio piano temporale molto intrigante: da un lato la protagonista è già sotto custodia perché ritenuta responsabile di omicidio, dall’altro il lettore vive la nascita e lo sviluppo della sua relazione. Il lessico è forbito ma non pretenzioso, le descrizioni sono accurate ma non eccessive, i dialoghi puntuali e ben contestualizzati per cui, stilisticamente parlando, l’autrice riesce a creare un pathos davvero palpitante. Da un punto di vista tecnico dunque il romanzo è impeccabile. Sul piano dell’intreccio e della relativa originalità però siamo ad anni luce di distanza rispetto ai primi volumi che mi avevano davvero colpita moltissimo. Questo è sicuramente un thriller che si fa leggere ma nulla di più. Riusciremo mai a riavere la Shemilt di “Una famiglia quasi perfetta”?!

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