recensioni

Andrea Camilleri “Il tailleur grigio”

ANDREA CAMILLERI

Andrea Camilleri è nato a Porto Empedocle nel 1925. Si è diplomato al liceo classico ad Agrigento (per altro senza sostenere realmente gli esami di maturità a causa dei bombardamenti e del rischio sbarco), per poi iscriversi alla facoltà di Lettere senza però mai laurearsi. Ha iniziato a scrivere e pubblicare poesie negli anni ’40. Contemporaneamente ha frequentato l’accademia d’arte drammatica concentrandosi sulla regia e, nel decennio successivo, ha diretto numerosi spettacoli teatrali. Alla fine degli anni ’50 si è sposato ed è entrato in RAI dove ha svolto prima il compito di delegato alla produzione, poi quello di regista per numerosi sceneggiati, comparendo ogni tanto anche come attore.

Alla fine degli anni ’70 ha ottenuto una cattedra all’accademia d’arte ed ha iniziato a scrivere romanzi. Nel 1994 ha pubblicato il poliziesco “La forma dell’acqua”: si tratta della prima indagine del Commissario Montalbano che, in brevissimo tempo, è diventato un caso letterario e gli ha regalato un successo internazionale senza precedenti, anche grazie alla fantastica trasposizione televisiva. Da questo momento in avanti ha continuato la sua carriera letteraria sia attraverso i numerosissimi romanzi con protagonista il commissario, sia con altri libri stand alone, fra cui, appunto, “Il tailleur grigio” del 2008.

Generalmente, anche se in alcuni libri più che in altri, dagli scritti di Camilleri risultano evidenti sia le sue convinzioni politiche (fortemente di sinistra), sia quelle religiose (convinto sostenitore di un bene superiore, non necessariamente identificabile con questo o quel dio). Inoltre lo stile dell’autore è sempre caratterizzato dalla commistione fra l’italiano e il dialetto siciliano.

 

IL TAILLEUR GRIGIO

Dopo una vita spesa come bancario in un Istituto di Credito di Palermo, il Protagonista (che parla sempre in prima persona e di cui non viene mai svelato il nome) è appena andato in pensione. Già durante il suo primo giorno di riposo si interroga su come potrà tenersi occupato ora che non ha più alcun impegno lavorativo. Tanto più che non ha mai coltivato hobby e non può certo contare su un’amorevole moglie con cui spendere il proprio tempo.

Dopo un primo matrimonio soddisfacente anche se non esaltante, rimasto vedovo intorno ai 50 anni, ha finito con il risposarsi con la giovane moglie di un collega morto anche lui prematuramente. Adele è una donna dalla bellezza mozzafiato che ha saputo conquistarlo fin dal primo incontro, trascinandolo in un vortice di passione e sensualità mai conosciuto prima. L’interesse della giovane donna nei confronti del Protagonista si è però esaurito in fetta. Adele lo ha progressivamente allontanato, si è costruita una solida posizione in società e si è circondata di amanti giovani e focosi che ha però saputo gestire con molta discrezione, sì da non suscitare scandali e pettegolezzi. Il Protagonista ha scoperto presto l’infedeltà ma l’ha accettata passivamente, convinto dell’incapacità di Adele di amare davvero e consapevole del suo incredibile appetito sessuale.

Il pensionamento e l’assidua presenza casalinga del Protagonista rischiano di compromettere la vita mondana di Adele ed una soluzione semplice potrebbe essere quella di una nuova occupazione sempre in ambito finanziario. Ma il progetto non fa in tempo a concretizzarsi che un’inaspettata malattia cambia radicalmente l’assetto della coppia.

 

GIUDIZIO

Nonostante  qualche sporadica espressione dialettale, il breve romanzo di Camilleri ha uno stile raffinato che ben si addice al Protagonista, che racconta in prima persona e che si mostra subito come un gentiluomo d’altri tempi. Sul perché della sua indulgenza nei confronti della moglie, l’autore non si sofferma con astruse indagini introspettive, la prende come un dato di fatto intorno a cui costruire il resto della sua personalità. Adele appare invece come una femme fatale egocentrica e calcolatrice ma non crudele quanto piuttosto arida, realmente incapace di sentimenti di qualsivoglia natura, ed il suo vuoto emotivo è emblematicamente rappresentato dall’uso del famoso tailleur grigio, un capo anonimo, non incisivo. Questo approccio così diretto ed immediato crea un’atmosfera davvero molto suggestiva, da noir più che da giallo classico, capace di coinvolgere ed intrigare il lettore fin dalle prime pagine.

Un appunto al romanzo però va fatto: è stato editato male. Infatti in due diverse occasioni si possono facilmente notare importanti contraddizioni: la facoltà cui è iscritto Daniele, il nipote/amante, e il tabagismo del Protagonista.

 

Il tailleur grigio

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