recensioni

John Grisham “La grande truffa”

JOHN GRISHAM

Classe 1955, originario dell’Arkansas ma trapiantato in Mississippi, John Grisham si è laureato in legge nel 1981 ed ha esercitato a lungo come avvocato, anche dopo l’elezione alla Camera dei Rappresentanti del Mississippi (per i Democratici), nel 1983.
Nel 1988 Grisham è riuscito a far pubblicare il suo primo romanzo, scritto nei ritagli di tempo, “Il momento di uccidere”, ma è stata la sua seconda opera a farne l’astro nascente del genere legal thriller: “Il socio”, del 1991. Da allora Grisham ha pubblicato una collana di sette libri per ragazzi, con protagonista Theodore Boone, e molti altri romanzi per adulti. La stragrande maggioranza della sua produzione è costituita dai legal thriller (e da molti sono stati tratti film di successo come “Il Socio” con Tom Cruise, “Il rapporto Pellican” con Julia Roberts, “L’uomo della pioggia” con Matt Damon) con alcune eccezioni, quali “L’allenatore”, il divertentissimo “Fuga dal Natale” del 2001 (anch’esso diventato, nel 2004, un film con Tim Allen, Jamie Lee Curtis e Dan Aykroyd) ed il recente “Il caso Fitzgerlad”.

LA GRANDE TRUFFA

Dopo aver frequentato dei college di provincia senza conseguire risultati particolarmente brillanti, Mark, Todd, Gordy e Zola si sono iscritti alla Foggy Bottom, una scuola di legge di Washington. La Foggy non è certo un istituto prestigioso ma ha comunque dei costi assai alti. I ragazzi, tutti provenienti da un ambiente medio basso, vi si sono iscritti contraendo enormi debiti studenteschi, convinti dalla pubblicità dell’Istituto di poter trovare, una volta ottenute laurea ed abilitazione, un lavoro ben retribuito in qualche grosso studio legale.
Giunti all’ultimo semestre prima della laurea e ad un passo dal temibile esame d’abilitazione, tutti e quattro i ragazzi sono però ormai disillusi riguardo al proprio futuro. La Foggy non ha saputo prepararli adeguatamente all’esame, rivelandosi un istituto con professori mediocri e in cui gli studenti passano gli esami con eccessiva facilità. Non a caso infatti praticamente nessuno di loro è riuscito ad ottenere un contratto di lavoro in qualche studio decoroso. La sola cosa certa sono gli enormi debiti universitari contratti che i giovani laureandi dovranno cominciare a ripagare al termine del corso di studi.
Gordy, affetto da un disturbo bipolare, è particolarmente stressato per la situazione: non solo ha contratto personalmente un grosso debito, ma ha spinto anche i suoi genitori a grossi sacrifici economici ed è pure ormai prossimo alle nozze con la fidanzata del liceo di cui però non è più innamorato. Interrotta bruscamente la cura farmacologica, Gordy si mette ad indagare sulla Foggy e scopre che è di proprietà di tale Rackley, un imprenditore già proprietario occulto di altre 7 scuole di legge di infimo livello, di numerosi studi legali e di una banca coinvolta in una class action mastodontica per aver gonfiato le spese di gestione dei conti correnti. La scoperta della truffa legalizzata porta Gordy ad un livello di profonda paranoia e il ragazzo finisce con il suicidarsi.
Il gesto estremo colpisce profondamente gli amici. I ragazzi decidono dunque di abbandonare la Foggy, cambiare identità per sfuggire ai debiti e ad esercitare come avvocati di strada pur senza avere laurea ed abilitazione. Riusciranno davvero ad eludere i creditori e a farla franca? E magari anche a farla pagare a Rackley e all’intero sistema o finiranno con il farsi arrestare?

GIUDIZIO

Per il suo nuovo legal thriller Grisham ha preso spunto dall’articolo di Paul Campos “The Law-School Scam” comparso nel 2014 su “The Atlantic”. Qui l’autore denunciava il sistema delle Scuole Legali americane. A fronte di pochi istituti prestigiosi e di qualità infatti, gli Stati Uniti pullulano di scuole scadenti che allettano i ragazzi con la promessa di un radioso futuro ma poi forniscono una preparazione insufficiente non solo a trovare lavoro ma addirittura a superare l’esame di abilitazione. Gli studenti contraggono enormi prestiti con lo Stato Federale che versa cifre astronomiche alle scuole di legge. Ottenuta laurea ed abilitazione i laureandi devono attuare un piano di rientro ma spessissimo finiscono con il dichiarare fallimento.
Questa truffa legalizzata risulta chiarissima nel romanzo e suscita nel lettore la giusta indignazione. Ciò che appare molto meno chiaro è come i ragazzi contino di vendicarsi del sistema. E’ subito evidente infatti che l’idea di esercitare senza abilitazione può essere un escamotage solo temporaneo ma del piano più ampio per rivalersi su Rackley il lettore riesce a farsi un’idea solo in extremis. In mezzo la descrizione della vita degli avvocati di strada e il secondo livello narrativo del romanzo relativo al problema degli immigrati clandestini.
Un intreccio dunque poco chiaro e anche piuttosto lento che i personaggi ben costruiti e lo stile impeccabile salvano solo parzialmente.
Nel complesso dunque la prova dell’autore è migliore rispetto a “L’avvocato canaglia” con cui, a mio parere, aveva davvero toccato il fondo, ma assai lontano dai fasti degli anni ’90 e anche dal recente “Il caso Fitzgerald”.

la grande truffa

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