diario di bordo

La pappa del cane

Mercoledi 7 dicembre ore 17.00. Fuori già imbrunisce e fa senz’altro freddo. Io me ne sto accoccolata sulla mia poltrona ergonomica, nello studio, sorseggiando un the bollente mentre butto giù la recensione dell’ultimo libro che ho letto.

“Mamma, suona il telefono” … non è mia figlia che grida ma il mio smartphone che “suona”: anni fa, in occasione di una “Festa della mamma”, mio marito e mia figlia hanno memorizzato sul mio cellulare tutte le suonerie di notifica con la voce di Ely, quindi ho “Mamma, suona il telefono”, “Mamma, è arrivato un messaggio”, “Mamma, c’è posta per te” e la più inquietante di tutte “Mamma, è ora di alzarsi”. Spesso la gente rimane basita quando il mio telefono si fa sentire in pubblico e mia figlia vorrebbe sprofondare ogni volta che succede mentre lei è presente, ma io copio sempre le suonerie, da cellulare vecchio a cellulare nuovo, troppo affezionata a quella vocina sottile e dolce … ben lontana da quella attuale!

Ad ogni modo, vedo dal display che si tratta di Daniela, la mia vicina di casa e rispondo.

Io “Ave Dany” (strane le cose che ci restano appiccicate da anni di studi di impostazione classica … fatico a declinare “rosa, rosae” ma l’”ave” mi piace da impazzire).

Dany “Ciao. Sono nei guai e mi serve un favore. Devo andare alla partita di pallone di Diego (il secondogenito di 11 anni). Sarebbe compito di Alessandro (il marito) ma ha avuto una grana in ufficio e mi tocca sostituirlo (il tono la dice lunga su quello che Dany pensa degli imprevisti lavorativi di Ale). Valeria (la primogenita di 13 anni) è a studiare da un’amica e Vanessa (la terzogenita di tre anni … e con ciò, a Dio piacendo, i figli sono finiti! Daniela è una Santa: io sclero con la mia quattordicenne unica e sola!) ha un po’ di febbre per cui non vorrei trascinarla al campo. Posso mollartela a casa per un paio d’ore?”

Io “Certo Dany, portamela appena sei pronta e vai tranquilla a goderti la partita”

Dany “… (censurato) …”

Quindici minuti dopo sono a casa con Vanessa. Si tratta di una bimbetta adorabile e mediamente vivace. Oggi però, influenzata com’è, è piuttosto mogia così decidiamo di sistemarci sul divano per guardare “Frozen” (adoro quel film, soprattutto per la straordinaria colonna sonora). Gamberetto (il mio cane, un meticcio di piccola taglia … il cucciolo più bello e dolce del mondo!) si acciambella (letteralmente!) con noi. Dopo quaranta minuti circa però mi accorgo che Gamby inizia ad agitarsi e realizzo che è l’ora della sua pappa serale.

Io “Vanessa, tesoro, esco un secondo fuori a riempire la ciotola di Gamby. Torno subito da te.”

Vanessa “Ti accompagno alla porta”.

Io “Ok”.

Apro la porta sul retro e recupero dal box il cibo per cani. Lo sistemo nella ciotola. Sono fuori da un solo minuto e sono già tutta intirizzita nella mia tuta di cotone leggero (in casa ho sempre 22°: io e il freddo siamo davvero incompatibili … in realtà spesso rifletto su quanto sarebbe bello poter andare in letargo da novembre ad aprile). Felice di aver finito e di poter rientrare al calduccio, faccio per aprire la porta … niente: non si muove di un millimetro. “Strano”, penso. Riprovo: immobilità totale.

Vanessa, da dietro la porta chiusa, “Ho girato il pomello: mamma dice che non si deve mai lasciarla aperta”

Io “Certo Tesoro. Ma adesso rigira il pomello così posso entrare”

Sento Vanessa armeggiare con la serratura.

Vanessa, con la voce che tende al panico, “Non ci riesco: è troppo duro!”

Io, tranquillizzante ma già semi congelata, “Vanessa se ce l’hai fatta prima puoi riuscirci anche adesso … “

Altri rumori.

Vanessa ”Non ci riesco, non ci riesco proprio” e via con un pianto disperato! Ci metto dieci minuti buoni a calmare la bimba. Intanto perdo l’uso delle mani e subisco passivamente (non potendo fare nulla per oppormi!) la trasformazione da essere umano a ghiacciolo: naso, orecchie e piedi sono praticamente già andati. Quando la piccola finalmente si calma le suggerisco di fare un altro tentativo.

Vanessa “No Manu, sono stanca. Facciamo così: io torno di sopra e finisco di vedere il film. Non preoccuparti non ho più paura. Tanto so che tu sei qui fuori”.

E prima che io abbia la possibilità di reagire in qualsiasi maniera mi accorgo che la luce viene spenta e sento che si allontana! Sono sotto shock! Passano cinque minuti buoni prima che il mio cervello riprenda a funzionare. E adesso che accidenti faccio?! Saranno più o meno le 18.30. Luca non rientrerà prima delle 21.00. Mia figlia è da Nikita (domani è festa: si è presa il pomeriggio libero … dannate festività infrasettimanali!) e ha le chiavi ma come accidenti la avverto? Non mi sono certo portata dietro lo smartphone: dovevo solo versare i croccantini nella ciotola di Gamby! (A Elisa una cosa del genere non sarebbe mai potuta succedere: Lei il cellulare non lo abbandona mai, proprio mai: secondo me è nata con una calamita nella mano e ha sistemato nell’i-phone il secondo polo per non correre il rischio di lasciarlo due secondi: non voglio neppure immaginare quanto mi farà pesare questa mia trascuratezza … soprattutto alla luce del numero di volte in cui, nell’arco di una giornata, io le grido di posare il maledetto aggeggio!).

Dopo attenta riflessione (visto il parziale congelamento la mia mente viaggia ad una lentezza esasperante) mi rendo conto che ho solo una possibilità: gridare a squarcia gola, nella speranza che qualcuno degli altri vicini mi senta e accorra in mio aiuto … munito di cellulare. Le corde vocali sono ancora funzionanti, così attacco il mio concerto: “Aiuto! Per favore aiutatemi! Mi serve aiuto!”. Gamby, che è rimasto chiuso fuori con me (ma lui ha la pelliccia incorporata: fortunello) mi guarda perplesso e con la coda fra le gambe. Insisto: “Aiuto! Vi prego!”. Finalmente, dalla casa davanti arriva Massimiliano. Ha gli occhi fuori dalle orbite: le mie urla erano senz’altro strazianti … più o meno simili a quelle di qualcuno sul punto di essere ucciso … ho già detto che odio il freddo?!

A questo punto il dramma rientra rapidamente: Massimo mi porta da casa un giubbotto e mi fa chiamare mia figlia. Elisa arriva nel giro ci dieci minuti … ride … ride come una pazza … i prossimi giorni saranno difficili, lo so!

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