recensioni

Paula Hawkins “La ragazza del treno”

PAULA HAWKINS

Paula Hawkins è nata in Zimbabwe nel 1972 ma vive in Gran Bretagna dalla fine degli anni ’80. Dopo aver conseguito la laurea ad Oxford, ha lavorato come giornalista finanziaria presso il “Times” di Londra. Fra il 2009 ed il 2013 ha scritto quattro romanzi rosa con lo pseudonimo di Amy Silver; in italiano è uscito solo “Tutta colpa del tacco 12”: si tratta di una storia ben scritta ma piuttosto priva di spessore, che non riesce a coinvolgere davvero il lettore e delude profondamente nel finale; non mi meraviglia dunque che con questo filone la Hawkins non sia riuscita a sfondare. Se non che ha abbandonato il suo nome d’arte, è passata al thriller e nel giro di sei mesi ha partorito “La ragazza del treno”, pubblicato nel 2015. Il romanzo ha scalato le classifiche editoriali di mezzo mondo e a settembre 2016 (novembre per l’Italia) ne è uscita la versione cinematografica (ambientata nel Missouri, USA) con un cast stellare: Emily Blunt, Justin Theroux e Luke Evans.

LA RAGAZZA DEL TRENO

Rachel è una donna profondamente infelice. Il marito Tom l’ha lasciata per Anna e i due hanno avuto una bambina. Dopo il divorzio invece Lei è sprofondata in un abisso senza fondo: nel giro di poco tempo si è trovata sola, senza amici e alcolizzata (al punto che ben presto perderà anche il lavoro). In questo stato obnubilato Rachel fa ogni giorno lo stesso tragitto: alle 8.04 prende il treno Ashbury – Londra e alle 17.56 fa il percorso contrario. La strada ferrata passa vicino alla casa dove vivono Tom e Anna, al 23 di Blenheim Road. Nell’osservare quel luogo Rachel ricorda il suo passato, da donna felice, appagata e grintosa. Inoltre prende l’abitudine di studiare dal finestrino il civico 15, dove abita una coppia che Lei non conosce davvero ma che idealizza e per la quale immagina un’intera vita, dai nomi, Jess e Jason, al tipo di lavoro, dalle abitudini sociali all’intimità coniugale, ecc.  Ad un certo punto però Rachel non vede più Jess e la cosa la allarma profondamente. Ben presto scopre dai giornali che il vero nome di Jess è Megan e che il marito, Scott, ne ha denunciato la scomparsa. La ragazza non riesce a non farsi coinvolgere e comincia ad indagare per proprio conto, finendo con il diventare una sospettata, dal momento che la sera della scomparsa Lei stessa era proprio a Blenheim Road.

GIUDIZIO

Gli spunti di base del romanzo non sono certo originali: l’idea di vedere dal finestrino di un treno qualcosa che non si dovrebbe era già presente in “Istantanea di un delitto” di Agatha Christie e quella di osservare la vita altrui e costruirci sopra storie con conseguenze inaspettate è alla base del film di Alfred Hitchcock “La finestra sul cortile”. Per giunta la narrazione parte in sordina, con un andamento piuttosto ripetitivo che può anche risultare noioso. Tuttavia ben presto l’evolversi dell’intreccio cattura il lettore con una serie di colpi di scena che conducono rapidamente alla soluzione dell’enigma. La tecnica usata inoltre è particolarmente intrigante: si tratta di una specie di diario a tre voci, quelle delle protagoniste femminili, Rachel, Megan e Anna e il lettore è sempre portato a dubitare proprio a causa del punto di vista fortemente personale con cui vengono narrati i diversi passaggi della storia. In sostanza dunque trovo che si tratti di un gran bel romanzo e che il successo riscosso sia assolutamente giustificato.

la ragazza del treno

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