recensioni

John Galsworthy “La saga dei Forsyte – Il possidente”

JOHN GALSWORTHY

John Galsworthy nacque a Kingston, nel Surrey, nel 1867. La sua era una famiglia dell’alta borghesia e lui probabilmente vi si ispirò, almeno in parte, per le sue opere, così come fece con la sua storia d’amore con una donna sposata, cui potè legarsi solo dopo il doloroso divorzio di Lei. Studiò legge ma non esercitò mai come avvocato e prese piuttosto a gestire gli affari di famiglia. Questa attività gli consentì di viaggiare a lungo e, proprio in occasione di una delle sue trasferte, egli conobbe Joseph Conrad di cui divenne grande amico e che lo spinse verso la letteratura.
Inizialmente Galsworthy scrisse per puro diletto personale ma, in un secondo momento, pubblicò diversi racconti con lo pseudonimo di John Sinjhon. Fu solo dopo la morte del padre, nel 1904, che fece uscire il primo romanzo a suo nome, “L’isola dei Farisei”.
Il capolavoro di Galsworthy è la famosa “Saga dei Forsyte”. Si tratta di un’opera mastodontica in quindici libri, pubblicati fra il 1906 ed il 1921. Una saga familiare ambientata a cavallo fra l’età vittoriana e quella edoardiana e che gli valse il nobel per la letteratura nel 1932. L’autore non potè però partecipare alla cerimonia perché gravemente malato, tanto da spirare poche settimane dopo l’evento.

LA SAGA DEI FORSYTE – IL POSSIDENTE

“Il Possidente” è il primo dei quindici libri e si apre con il fidanzamento di una delle giovani Forsyte, June, con un architetto promettente ma squattrinato, Bosinney. La festa è l’occasione usata dall’autore per presentare la grande famiglia che, dalle origini contadine, è ormai diventata un caposaldo dell’alta borghesia inglese, annoverando fra i suoi membri avvocati, abili speculatori, industriali, ecc. Si tratta di dieci fratelli, dei loro figli e dei rispettivi nipoti. Fra i fratelli è bene annoverare Timothy, che vive insieme ad alcune sorelle e la cui casa costituisce il fulcro dei pettegolezzi dell’intero nucleo familiare, James e Joylon. Della generazione di mezzo a rilevare in particolare sono Soames, con la moglie Irene, e Joylon giovane. Fra i ragazzi solo June si discosta dalla massa.
Subito dopo il fidanzamento di June e Bosinney, Soames commissiona all’architetto la costruzione di una villa di campagna. Egli vuole allontanare Irene da Londra il prima possibile: la moglie gli dimostra infatti una freddezza glaciale e Soames ritiene che l’isolamento possa ricondurla ad un rapporto matrimoniale più soddisfacente. Mentre i lavori procedono però il matrimonio di Soames non farà che cadere sempre più verso il baratro ed anche il rapporto fra i due neo fidanzati si inclinerà. La sola nota positiva sarà il recupero del rapporto fra Joylon padre e figlio. Nell’arco di tempo necessario alla famosa costruzione, all’interno dei Forsyte inizieranno a crearsi quelle crepe che condurranno la famiglia verso l’inevitabile dissoluzione.

GIUDIZIO

“Il Possidente” è sicuramente un affresco impietoso della società di fine secolo scorso. La spina dorsale dell’Inghilterra era, all’epoca, la borghesia operosa, interessata solo ed esclusivamente al proprio tornaconto economico. L’autore mostra in svariate occasioni di non apprezzare affatto gli ideali legati all’idea di accumulo e di proprietà così cari a quella classe sociale ma deve comunque ammettere che furono proprio quelle grette tendenze a fare della Gran Bretagna un Paese ricchissimo e solido. Dato però l’evidente insofferenza agli ideali borghesi, i personaggi del romanzo appaiono inevitabilmente bidimensionali, cioè privi di spessore e di sfaccettature. Persino in ambito sentimentale non si avverte mai la presenza di grandi passioni travolgenti: a muovere i Forsyte è sempre l’idea del possesso, della proprietà, e anche i loro diretti antagonisti sembrano incapaci di affermare davvero appieno la rilevanza dei propri sentimenti e delle loro emozioni. A questa presentazione bidimensionale si affianca un intreccio incredibilmente lento, perfino per l’epoca dell’autore, e molto appesantito dalle descrizioni, non di luoghi o cose, ma di stati d’animo vagamente filosofeggianti e ripetitivi.
Nel complesso dunque ho trovato questo primo romanzo noioso e pedante e di certo non procederò con il resto della saga … vincere il Nobel non è sempre indizio di eccellenza!

la saga dei Forsyte il possidente

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