diario di bordo

Lo scopo di una madre

Venerdì 20 gennaio 2017, ore 22.30. Sono poche le giornate in cui ciascuno di noi prende realmente atto di qual è il proprio scopo nel mondo, di che funzione siamo chiamati a svolgere nell’economia dell’universo. Per me quella di oggi è stata una vera e propria epifania.

Dopo essermi alzata come al solito alle 5.00, aver sudato per 12 km sul tapis roulant, essermi goduta una bella sigaretta (solo quando si hanno i polmoni pienamente dilatati ci si può godere davvero una sigaretta!) nel silenzio della casa ancora addormentata, ho dato il via alle operazioni mattutine. Quindi ho tirato faticosamente giù dal letto Elisa e l’ho spedita a svegliare suo padre. Ho preparato la colazione ed ho nutrito entrambi, fra le lamentele di Elisa per l’eccessivo calore del the e i borbottii di Luca (totalmente privi di qual si voglia significato: mio marito fin verso le 10.00 del mattino è totalmente incapace di un qualunque pensiero razionale). Ho spedito tutti in bagno e mi sono a mia volta preparata. Alle 7.40 ho caricato in macchina mia figlia e mi sono diretta al suo liceo, a Magenta. Generalmente è Luca che accompagna a scuola Elisa ma stamani aveva una riunione a Milano e rischiava di arrivare in ritardo dovendo deviare su Magenta, così il compito è ricaduto sulle mie spalle. Poco male: non avevo altri impegni fuori casa, quindi dovevo solo andare a Magenta e poi rientrare per sedermi nello studio e recuperare il lavoro che ultimamente si è accumulato sulla mia scrivania a causa di una serie di impegni familiari (leggi: visite mediche di Elisa, visite mediche di Luca, tappe dal commercialista, gestione di operai di varie professionalità per una serie di grane che si sono abbattute sulla casa). Intorno alle 10.00 del mattino, mentre procedevo soddisfatta con una recensione, è squillato il cellulare: era l’ufficio vaccinale dell’ospedale di Magenta che mi comunicava che il nuovo tesserino di mia figlia era pronto e che andava ritirato (di persona ovviamente, perchè nel 2017 è impensabile che un documento sì fatto possa essere inviato per posta elettronica!). Sapendo di avere numerosi impegni la settimana prossima, nessuno dei quali a Magenta, e non disdegnando la possibilità di fare una pausa, ho preso la macchina e sono tornata in città, più o meno a cinquecento metri di distanza da dove qualche ora prima avevo depositato Elisa. Ho fatto la consueta fila all’ufficio “preposto” e sono rientrata a casa a mezzogiorno. Elisa doveva rientrare intorno alle 12.50 con il solito autobus ma alle 13.00 di mia figlia non c’era ancora nessuna traccia. Proprio mentre stavo iniziando a preoccuparmi ecco l’arrivo di una telefonata: la pargola era riuscita a perdere il pullman (naturalmente non per sua colpa, ma per totale e assoluta responsabilità della prof … ) e quello successivo non sarebbe passato prima di un’altra mezz’ora, non potevo, per caso, andare io a prenderla a scuola? Sorvolando sulla domanda che pure sarebbe stata spontanea: ma se hai perso l’autobus delle 12.10 perché mi stai chiamando solo ora?, mi sono rimessa in macchina e sono ripartita alla volta di Magenta. Arrivata all’altezza dell’ospedale ecco una nuova chiamata di Ely: aveva pensato di approfittare della situazione per rimanere a pranzo a scuola e studiare con Francesca e Vittoria nel pomeriggio, così da preparare insieme la verifica di fisica: avevo io per caso qualcosa in contrario? Dopo aver insultato adeguatamente la luce dei miei occhi, ho fatto inversione di marcia e sono tornata in quel di Casorezzo. Ho pranzato e sonnecchiato per un’oretta (se una si alza alle 5.00 del mattino e sa che non potrà cenare e quindi andare a dormire prima delle 22.00, il riposino pomeridiano è una conditio sine qua non). Bevuto il caffè, ero pronta per risedermi alla scrivania, quando il display del mio telefono si è nuovamente illuminato. Indovina un po’? Elisa aveva perso l’ultimo autobus in servizio fra Magenta e Casorezzo e non aveva modo di rientrare! Mentre il fumo mi usciva dalle orecchie, ho tirato nuovamente fuori la macchina dal box e sono tornata a Magenta per la quarta volta. Ho recuperato Elisa e siamo venute a casa. Alle 18.00 ero a buon punto con una revisione, quando la pargola è spuntata in studio con aria contrita: la mamma della sua amica di palestra, cui spetta il compito di accompagnarle ed andarle a recuperare il venerdì (io mi occupo del martedì), aveva avuto un imprevisto in ufficio: potevo coprire io il suo turno? In stato di shock mi sono rimessa in macchina e sono uscita di nuovo, stavolta solo fino a Mesero, dove sono poi dovuta tornare alle 20.0 per recuperare le due fanciulle. A quel punto comunque ero convinta che ormai la giornata fosse finita e che finalmente avrei potuto parcheggiare definitivamente la macchina, quando in auto mi è stato comunicato che la classe di Ely aveva organizzato una pizzata per festeggiare la fine del primo quadrimestre e che quindi occorreva tornare a Magenta entro le 21.00! Arrivate a casa sono stata coinvolta nella fase di preparazione per la serata, che è sempre laboriosa, tanto più se imprevista, quindi sono tornata a Magenta. Arrivata davanti al liceo sono stata assalita da un dubbio atroce: come diavolo sarebbe tornata a casa mia figlia?! Avete indovinato? Naturalmente in macchina con la mamma, che quindi  è qui, alle 22.30 di un venerdì sera  ad attendere una telefonata che indichi la conclusione della pizzata.

E’ chiaro anche a voi il mio ruolo nel mondo e nell’economia dell’universo? La tassista, io sono una tassista, niente di più e niente di meno … ma prenderà la patente prima o poi!

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Un pensiero riguardo “Lo scopo di una madre

  1. Stessa situazione più o meno quotidiana, finché è arrivato il terzo. Così con la scusa che dovevo andare a lui, alle altre due abbiamo procurato due autisti. Le portano e riportano da scuola e anche alle attività. Avrei dovuto prendere una baby sitter cui lasciare il piccoletto per godermi io il lusso di guidare per tutta la città? Le cose cambiano tanto quando hai un tassista tutto tuo, non credo che le persone possano immaginare quanto rappresenti una reale svolta;)

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