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Molly Blomm “Molly’s game”

LA STORIA DI MOLLY BLOOM RACCONTATA NELL’AUTOBIOGRAFIA “MOLLY’S GAME”

Molly Bloom è nata nel 1978 a Loveland, in Colorado. Il padre è uno psicologo ed un docente universitario, la madre un insegnante di sci e snowboard nonché la proprietaria in un noto marchio di abbigliamento tecnico. Oltre a Molly, i coniugi Bloom hanno avuto anche due figli maschi, Jordan e Jeremy.
I tre ragazzi Bloom sono stati cresciuti in seno ad una famiglia affettuosa ed affiatata ma sono anche stati spinti a cercare di ottenere sempre il meglio da se stessi, in un’ottica fortemente competitiva. Jordan è sempre stato un eccellente sciatore ma la sua vera vocazione era lo studio ed oggi è un medico affermato. Jeremy è uno sportivo nato, tanto che non solo è stato campione olimpionico di sci ma ha anche giocato da professionista con la squadra di football americano dei Philadelphia Eagles.
Molly si è sempre sentita in difetto rispetto ai talentuosi fratelli. Pur avendo fatto parte della nazionale di sci (evento particolarmente ragguardevole alla luce di un grave difetto della colonna vertebrale) e dopo essersi laureata summa cum laude all’Università del Colorado in scienze politiche, a soli 24 anni ha deciso di allontanarsi dalla famiglia e di tentare la fortuna a Los Angeles.
Giunta nella mecca del cinema, si è mantenuta a lungo come cameriera. Mentre lavorava presso il notissimo Viper Room, il suo capo l’ha coinvolta in un giro di partite di poker che vedevano come giocatori note star del cinema, agenti, produttori e ricchi uomini d’affari della costa est. Molly è rimasta affascinata dall’ambiente e dal gioco ed in poco tempo è riuscita a soppiantare il suo capo ed a diventare la diretta responsabile di un giro di partite di poker di altissimo livello.
Nonostante la giovane donna abbia dovuto affrontare non poche problematiche e sia stata anche costretta a spostare i suoi affari da Los Angeles a New York, Molly è riuscita a rimanere sulla cresta dell’onda nell’ambiente dal 2007 al 2010, quando, a causa del coinvolgimento di alcuni suoi clienti con la mafia russa e con un giro di riciclaggio di denaro sporco, è finita anche lei nel mirino del FBI, con cui ha poi patteggiato una pena minima.
Conclusa la sua carriera di organizzatrice e chiarita la sua posizione legale, la Bloom ha pubblicato un’autobiografia relativa ai suoi anni da regina del poker.
Proprio nei prossimi giorni uscirà anche in Italia il film tratto da quel libro, per la regia di Aaron Sorkin e con un cast stellare, da Jessica Chastain a Kevin Costner a Idris Elba.

GIUDIZIO

Le biografie non rientrano fra le mie abituali letture, io sono una romanzo-dipendente. La quarta di copertina del libro di Molly Bloom però mi ha incuriosita ed ho deciso di approcciare la storia prima di vedere il film di prossima uscita.
Il racconto della Bloom è decisamente ben scritto. L’autrice riesce a coinvolgere il lettore nella sua storia descrivendo non solo gli avvenimenti e le scelte che hanno segnato il suo percorso, ma anche gli stati d’animo, le paure e le tensioni sottostanti. Moltissimi gli individui coinvolti nel racconto e di quelli più importanti la Bloom riesce a dare un quadro preciso ed approfondito (non avete idea di quanto sia rimasta delusa da Tobey Maguire che ho sempre visto come il bravo ragazzo della porta accanto). Il poker è sicuramente presente e avere almeno un’infarinatura sulle regole del gioco può certo essere utile per il lettore ma non è assolutamente indispensabile (io, ad esempio, non ne so nulla). Dal mio punto di vista il solo neo è la chiusura del memoriale, piuttosto confusa ed un poco sbrigativa. Per il resto si tratta di un’autobiografia davvero straordinaria, in cui la realtà batte ampiamente l’immaginazione.

Molly's game

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