recensioni

ALESSIA GAZZOLA “QUESTIONE DI COSTANZA”

ALESSIA GAZZOLA

Alessia Gazzola è nata a Messina nel 1982. In seguito al divorzio dei genitori, è cresciuta con la madre ed i nonni in un contesto borghese. Diplomatasi al liceo classico e laureatasi in medicina, ha poi conseguito la specializzazione in medicina legale nel 2011.

Durante gli anni della specializzazione la Gazzola ha creato il personaggio di Alice Allevi e nel 2011 è stato pubblicato il suo primo romanzo con questa protagonista, “L’Allieva”. Il successo è stato notevole e la dottoressa ha dunque continuato a scrivere. Ad oggi esistono otto libri sulle avventure di Alice (il terzo in ordine di pubblicazione, “Sindrome da cuore in sospeso” del 2012, è in realtà un prequel e va dunque letto per primo). Tutti i romanzi sono stati tradotti in Germania, Francia, Spagna, Portogallo, Tunisia, Polonia, Serbia e Giappone. Inoltre la Rai, basandosi sui primi libri della serie, ha creato due stagioni di una fiction, con protagonisti Alessandra Mastronardi e Lino Guanciale, che ha ottenuto un eccellente share.

Nel 2016 la Gazzola ha pubblicato il suo primo romanzo senza Alice, con una protagonista ed un contesto completamente diverso, “Non è la fine del mondo”, e nella primavera del 2019 è uscito un nuovo libro stand alone, “Lena e la tempesta”. Sempre del 2019 è “Questione di Costanza”, un mix fra romance e giallo storico, incipit, pare, di una trilogia.

La Gazzola oggi vive a Verona con il marito medico e le loro due figlie.

QUESTIONE DI COSTANZA

Costanza Maccallè è nata a Messina sul finire degli anni ’90. Cresciuta in un ambiente popolare, con una madre parrucchiera ed un padre carrozziere, ha avuto un’infanzia felice, insieme alla sorella Antonietta, quasi sua coetanea, ed al fratello minore Michele, nato con un lieve ritardo mentale. Durante l’adolescenza però Costanza è rimasta orfana di madre ed ha vissuto un periodo di sbando emotivo che l’ha portata a relazioni sempre molto squilibrate in cui lei tendeva a investire molto per ricevere in cambio ben poco. Culmine della sua disabilità sociale è stata una gravidanza non programmata. Nonostante l’immaturità relazionale, sul piano scolastico Costanza è riuscita ad impegnarsi e, dopo il diploma, ha conseguito, la laurea in medicina e la specializzazione.

A circa trent’anni dunque Costanza si ritrova madre single della trenne Flora, a Verona, dove già lavora Antonietta, con un assegno di ricerca di un anno per un lavoro in ambito medico-archeologico molto distante da quello per il quale ha tanto studiato ma che è il solo che è riuscita a trovare.

Passare dalla Sicilia al Veneto non è facile, crescere una bambina senza avere accanto un compagno neppure, dover fare un lavoro per il quale non si prova alcun interesse meno che meno. Fortunatamente Verona è una bella città ed un po’ alla volta conquista. Costanza decide di assumere un investigatore privato per rintracciare il padre di Flora. La scoperta di alcuni peculiari reperti archeologici porta alla luce una storia d’amore struggente fra una delle figlie naturali di Federico II, detto il Barbarossa, ed un Cavaliere Tedesco.

GIUDIZIO

Il nuovo romanzo della Gazzola ha un intreccio che si sviluppa su due diversi piani temporali e lo stile si adegua di conseguenza, alternando quello semplice, immediato e fortemente ironico della storia ambientata ai giorni nostri a quello più articolato ed elegante, ma comunque non ostico, utilizzato per il periodo medievale. L’escamotage narrativo che consente il passaggio fra i due piani temporali non è particolarmente originale ma comunque credibile e vi si intravede una certa armonia. I personaggi, moderni ed antichi, sono coerenti e ben approfonditi. La Gazzola coglie inoltre l’opportunità di affrontare con garbo ma senza falsi alibi tematiche importanti relative all’occupazione giovanile, alle famiglie non tradizionali e all’integrazione.

Fatte le premesse di cui sopra, a livello strettamente personale, ritengo inconcepibile che una donna emancipata, un medico addirittura, si affidi esclusivamente al preservativo. Inoltre mal sopporto i bambini viziati e maleducati (e Flora lo è di sicuro) e meno ancora i genitori di detti pargoli. Ancora, ben conoscendo ed amando la Sicilia, reputo Messina la sola città dell’isola per la quale proprio non valga la pena di struggersi. Dulcis in fundo, trovo la storia medioevale di una noia mortale … a meno che a romanzarla non sia un autore del calibro di Ken Follett. Avendo apprezzato moltissimo la serie de “L’Allieva” non posso fare a meno di chiedermi “perché?”

Facebooktwitterredditpinterestmail

Facebooktwitteryoutubeinstagram

Lascia un commento