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Stephen King“Chi perde paga”(Trilogia di Bill Hodges II)

Stephen King è nato a Portland nel 1947. E’ uno degli scrittori statunitensi più famosi e prolifici dei nostri tempi: ha pubblicato all’incirca ottanta opere. I suoi romanzi rientrano nel genere Fantasy, nel thriller o nell’Horror. Il pubblico lo ha sempre amato, come dimostra il fatto che da moltissimi suoi libri siano state ricavate trasposizioni cinematografiche o televisive. Al contrario, la critica a lungo lo ha definito in maniera dispregiativa e solo a partire dagli anni ’90 ha iniziato a rivalutarlo.

Io sono da sempre una fan di  Stephen King. Ho iniziato a seguirlo da ragazza, alle scuole superiori, leggendo la maggior parte dei suoi romanzi Horror, da “Carrie” a “Cujo”, da “Pet Sematary” a “Le notti di Salem”. Negli anni però la mia passione per gli horror si è esaurita. Sia nel contesto della letteratura che in quello delle scelte televisive, non ho più lo stomaco per tollerare le brutture del genere umano enfatizzate allo stremo. Straordinariamente anche il sig. King è cambiato insieme a me: già in alcuni casi negli anni ’90, ma soprattutto a partire dal 2000, la sua vena horror si è attenuata, a favore del thriller e del fantasy.

Chi perde paga

“Chi perde paga” del 2015 è il secondo romanzo di una trilogia (da cui sarà presto tratta, come volevasi dimostrare, una serie televisiva). Il primo romanzo della serie è “Mr. Mercedes” del 2014, l’ultimo è “Fine turno” del 2016 (di entrambi ho già pubblicato la recensione) (ATTENZIONE AL RISCHIO SPOILER!). La continuità narrativa fra i tre libri è data dalla presenza del personaggio di Bill Hodges, un ex detective della polizia ora investigatore privato, e dei suoi aiutanti, Holly Gibney e Jerome Robinson.

Alla fine degli anni ’50 John Rothstein pubblica una trilogia incentrata su Jimmy Gold, il “Fuggiasco”, un adolescente ribelle ed anticonvenzionale che sbeffeggia l’America puritana e bigotta e conquista un’intera generazione di ragazzi, salvo poi tradirli nell’ultimo romanzo, mettendo la testa a posto, trovandosi un lavoro (addirittura in pubblicità!) e creandosi una famiglia. Una sera del 1978 tre uomini irrompono in casa dello scrittore e vi trovano un piccolo tesoro in contanti e moltissimi taccuini con la sua produzione più recente mai pubblicata. A due dei tre rapinatori interessano i soldi. Il terzo invece, Morris Bellamy, vuole le moleskine e la morte di Rothstein: è un ventenne cresciuto con il mito di Jimmy Gold e odia lo scrittore per quello che gli ha fatto nell’ultimo libro. Dunque Bellamy uccide Rothstein e i due complici e nasconde il “tesoro” in denaro e taccuini vicino alla casa della madre, per godersi la lettura una volta che le acque si siano calmate. Poco dopo, sotto l’effetto dell’alcool, stupra una ragazza, viene arrestato e condannato all’ergastolo, senza essere mai sospettato della famosa rapina. Trent’anni dopo la casa della madre viene comprata dalla famiglia Saubers. I Saubers stanno vivendo un momento economicamente difficile dopo che il padre, Tom, è stato investito da Mr. Mercedes, riportando gravi danni agli arti inferiori e perdendo quindi il lavoro. Il figlio maggiore Peter, tredici anni, trova per caso il tesoro nascosto da Bellamy. Non ne parla ai genitori ma comincia a inviare loro, con cadenza mensile, i contanti trovati e l’inaspettato aiuto economico consente effettivamente ai Saubers di rimettersi in sesto. Quanto alle moleskine, Peter, da sempre amante della lettura, le divora una ad una e se ne innamora: vi sono poesie e racconti ma, soprattutto, due nuovi romanzi inediti su Jimmy Gold che, rinsavito, abbandona la famiglia ed il lavoro e riprende a vagabondare. Quando Bellamy esce di prigione per buona condotta cerca subito di recuperare il bottino nascosto anni prima. Ancora una volta non sono tanti i soldi ad interessarlo, quanto l’opera di Rothstein. A questo punto dunque Peter e la sua famiglia si ritrovano in guai seri. Sulla scena compare allora Hodges che, di nuovo con l’aiuto di Holly e Jerome, farà di tutto per aiutare il ragazzo.

“Mr. Mercedes” è un romanzo hard boiled, cioè caratterizzato dalla rappresentazione realistica di un crimine violento da cui prende il via l’intreccio narrativo e dalla presenza di un investigatore duro, disincantato, con un matrimonio fallito alle spalle e seri problemi di alcolismo (Bill Hodges, appunto). “Chi perde paga” è un libro senz’altro meno violento: nella prima parte King si limita a raccontare la vita di Morris Bellamy, di Jimmy Gold e dei Saubers. Quando però Bellamy esce di prigione la narrazione subisce una brusca accelerata e il lettore ritrova Bill Hodges e i suoi. Ma l’Hodges di “Chi perde paga” è molto diverso da quello di “Mr Mercedes”: in seguito a quanto avvenuto nel primo romanzo, la sua vita e le sue dinamiche sociali sono cambiate.

So che molti amanti di King hanno criticato aspramente sia “Mr. Mercedes” che, soprattutto, “Chi perde paga”. Io non condivido questa opinione. Ho trovato il primo romanzo della trilogia uno splendido thriller in grado di tenere avvinto il lettore fino all’ultima pagina. E ho amato anche “Chi perde paga”, con il suo andamento tranquillo prima (tranquillo: mai noiso!) e velocissimo poi. Con il tema (già visto in “Misery non deve morire” certo, ma non per questo meno avvincente) di quanto la letteratura sia in grado di influenzare la nostra esistenza. Con l’evoluzione psicologica di Hodges e di Holly: nessuno di noi rimane sempre uguale a sé stesso, ciascuno cambia il proprio atteggiamento e la propria prospettiva mano a mano che vive e fa esperienza. In conclusione consiglio fortissimamente questo romanzo sia agli amanti dei thriller che a quelli che non amano le letture troppo colorite.

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