recensioni

Emma Flint “Tutta la verità su Ruth Malone”

EMMA FLINT

Emma Flint è nata a Newcastle upon Tyne, Inghilterra, nel 1974. Ha studiato inglese e storia presso la prestigiosa St. Andrews (la stessa del principe William) ed ha partecipato a numerosi corsi di scrittura creativa alla Faber Academy di Londra.
“Tutta la verità su Ruth Malone” è stato il suo primo romanzo: prendendo spunto da un fatto di cronaca degli anni ’60, l’autrice ha poi sviluppato una trama gialla originale. Erano ben nove gli editori interessati alla pubblicazione ed in effetti il romanzo ha riscosso un enorme successo sia a livello di pubblico che di critica (alcuni hanno paragonato il libro allo straordinario “La verità sul caso Harry Quebert” che, a suo tempo, era stato un vero e proprio caso letterario). L’autrice sta ora lavorando ad una nuova storia, anch’essa basata su un caso di cronaca nera della Londra degli anni ’20.

TUTTA LA VERITA’ SU RUTH MALONE

Ruth non ha avuto un’infanzia facile. Cresciuta in un paesino della provincia americana dalla mentalità ristretta, dopo la prematura morte del padre è rimasta a vivere con la madre bigotta. Nonostante l’educazione rigida e tutta improntata all’idea del peccato, Ruth è sempre stata una ragazza disinibita, aiutata in questo suo atteggiamento da una notevole sensualità e procacità. Per sfuggire al controllo materno ed alla vita di provincia, la ragazza si è sposata giovanissima con un compagno di scuola, Frank Malone, un ragazzo piacente ma piuttosto ottuso.
Dopo l’assunzione di Frank all’aeroporto, come meccanico, i Malone hanno traslocato nel piacevole e sicuro quartiere Queens a New York. Ma la vita da moglie e da madre ha presto stancato Ruth che quindi, nonostante i due figli piccoli, Frank junior e Cindy, ha iniziato a lavorare come cameriera notturna in un locale di zona piuttosto malfamato. E’ stato proprio in questo locale che ha preso ad eccedere con l’alcool ed ad intrecciare tutta una serie di relazioni extra coniugali che l’hanno messa in pessima luce con quasi tutte le vicine di casa e che hanno finito con il portare alla separazione dal marito e ad uno scontro legale per la custodia dei bambini.
Una mattina del 1965 la ventiseienne Ruth scopre che durante la notte i suoi figli sono scomparsi: la loro camera da letto, che pure lei chiude sempre con il chiavistello, è vuota. Nel giro di poche ora si mobilitano squadre di ricerca e polizia e presto vengono rinvenuti i due piccoli cadaveri. L’opinione pubblica è sgomenta, i vicini di casa scioccati, Frank è distrutto. I giornalisti e la polizia sciamano in tutto il quartiere alla ricerca di indizi e testimonianze. In mezzo a tutto ciò Ruth, prostrata e sconfitta in privato, ma sempre impeccabile e controllata in pubblico.
Bastano pochi giorni di indagini ed il detective incaricato del caso, il veterano Devlin, un uomo imponente dai metodi non proprio ortodossi né troppo ligi alle regole, si convince che la colpevole sia Ruth. Di contro il giovane e rampante cronista Pete Wonicke è certo dell’innocenza della donna. Inizia così una sorta di gara fra i due uomini che si contendono il futuro della giovane donna. Lo scontro è impari fin dall’inizio, il destino della madre afflitta già segnato, eppure c’è chiaramente un altro possibile colpevole, solo che nessuno pare vederlo.

GIUDIZIO

Il romanzo d’esordio della Flint si apre con la protagonista già detenuta in un carcere femminile e il lettore si aspetta che la storia prenda il via da una condanna per procedere verso un appello, o una vendetta, o un qualunque altro sviluppo successivo. Al contrario l’autrice torna indietro nel tempo e l’intero libro (fatto salvo l’epilogo) si concentra sul come e perché Ruth sia stata rinchiusa. Questa scelta narrativa penalizza non poco il racconto e lo priva di una delle caratteristiche fondamentali di un giallo, la suspense. A questo enorme limite si aggiunge l’anomala caratterizzazione psicologica dei protagonisti: Ruth è magra e sensuale per chiunque ma lei continua a parlare di sé come di una donna piena di cellulite, dopo aver fatto sesso la giovane donna si sfrega sempre con violenza ma è lei a cercare regolarmente e consapevolmente la compagnia maschile, Ruth è distrutta per l’omicidio dei figli ma di fatto poi si preoccupa di aspetti che nessun’altra madre innocente prenderebbe neppure lontanamente in considerazione. Anche la figura del detective Devlin è piuttosto ambigua: il suo accanimento contro Ruth è viscerale ma non viene motivato in alcun modo. Quanto poi al giornalista lo scarto fra le sue aspirazioni di carriera tanto strenuamente difese e la facilità con cui si lascia travolgere dal caso e dell’ossessione per la giovane donna non convince affatto.
Fatte queste premesse non mi spiego perché il romanzo abbia riscosso tanto successo. La Flint sa certamente scrivere e la società perbenista dell’epoca è sicuramente ben descritta, ma gli aspetti negativi del libro sovrastano e surclassano questi due unici dati positivi. Quanto poi al paragone con “La verità sul caso Harry Quebert” davvero non capisco come qualcuno possa anche solo averlo proposto.

 

Tutta la verità su Ruth Malone

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