recensioni

Cyril Hare “Un delitto inglese”

CYRIL HARE, OVVERO ALFRED ALEXANDER GORDON CLARK

Clark nacque a Mickleham, in Inghilterra, nel 1900. Seguendo la tradizione di famiglia, divenne prima avvocato, a 24 anni, e poi giudice ed esercitò a lungo nelle corti di giustizia di Londra e dintorni.
Appassionato di letteratura, ideò lo pseudonimo Cyril Hare, combinando il nome del suo luogo di lavoro preferenziale, Hare Court, e quello del suo domicilio coniugale, Cyril Mansions. Sotto questo pseudonimo scrisse per numerose riviste, sia bozzetti umoristici che articoli più impegnativi e poi si diede alla letteratura gialla. Il suo primo poliziesco uscì nel 1937 e vide come protagonista l’ispettore Mallett di Scotland Yard. Dopo alcuni romanzi sempre incentrati sulla figura di Mallett, Hare creò l’avvocato Francis Pettigrew, il suo personaggio più famoso e meglio riuscito.
Dal 1937 al 1958, anno della sua morte, l’autore scrisse in tutto tredici gialli. In italiano però è possibile leggerne solo tre, fra cui, appunto, “An English Murder”, letteralmente “Un delitto inglese”, uno dei suoi pochi romanzi stand alone.

UN DELITTO INGLESE

Gran Bretagna, 1950, pochi giorni a Natale.
Lord Warbeck è gravemente malato ma invita lo stesso nella dimora avita, in Markshire, un ristretto gruppo di parenti ed amici per trascorrere insieme la festività. A partire dall’antivigilia sono attesi: Robert, figlio del Lord e quindi erede del titolo, giovanotto filo fascista; Julius, primo cugino di Warbeck e attuale Cancelliere dello Scacchiere, accompagnato dalla sua guardia del corpo, il sergente Rogers; Lady Camilla, giovane cugina da sempre innamorata di Robert, e la signora Carstairs, moglie del braccio destro di Julius e suo probabile successore alla guida del Paese. Nell’antica dimora sono già presenti Lord Warbeck, ovviamente, il dottor Bottwink, storico originario dell’Europa dell’est, che sta conducendo alcuni studi sui documenti conservati nell’antica biblioteca della magione, ed il personale di servizio, in particolare l’impeccabile maggiordomo Briggs, che, a sua volta, sta ospitando la figlia.
Non appena la comitiva si ritrova tutta riunita, appare evidente quanto sia male assortita e percorsa da rivalità, risentimenti e gelosie. Intanto la regione viene colpita da un’eccezionale tempesta di neve che isola l’antica residenza dal resto del mondo.
La sera di Natale, allo scoccare della mezzanotte, mentre si appresta ad un brindisi e ad un importante annuncio, Robert muore avvelenato.
Con la villa isolata, nell’assoluta impossibilità di contattare le autorità, e con il rischio concreto che Robert sia stata solo la prima vittima dell’assasino, tocca al sergente Rogers svolgere le indagini per mettere in luce opportunità e movente. E se il sergente brancola nel buio, il dottor Bottwink riesce invece nell’arco di 24 ore a venire a capo di un mistero dalle caratteristiche davvero peculiari, un delitto che poteva consumarsi solo in una residenza inglese.

GIUDIZIO

Nella prima pubblicazione italiana, fra gli oscar Mondadori, il romanzo di Hare era uscito come “Delitto di Natale”. Fortunatamente questa nuova edizione ha invece ripreso il titolo originale del libro. Da un lato infatti il Natale è davvero poco rilevante nel contesto del romanzo: sarebbe andata bene una qualunque altra occasione per riunire il piccolo gruppo ed isolarlo dal mondo. Dall’altro il titolo è per il lettore un vero e proprio indizio, anzi, a ben guardare, il solo vero indizio, infatti è impossibile intuire chi sia l’assassino a meno di conoscere bene il sistema giudiziario e costituzionale inglese. Detto questo, il romanzo è ben scritto, lo stile impeccabile e i personaggi sono a tutto tondo. In particolare l’autore è assai abile nel rendere palpabile l’atmosfera e l’ansia dovuta all’isolamento, chiaro omaggio a “Dieci piccoli indiani” e, soprattutto, a “Trappola per topi” della Christie. Una lettura piacevole, perfettamente adatta ad una pigra e fredda domenica invernale.

Un delitto inglese

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