recensioni

T. Pratchett e N. Gaiman “Good Omens”

TERRY PRATCHETT

Terry Pratchett è nato a Beaconsfield, in Inghilterra, nel 1948. Dopo aver lavorato come giornalista per numerose testate, ha esordito come romanziere fantasy con la saga de “Il Mondo Disco” ed è stato l’autore più venduto degli anni’90, tanto che è stato nominato Ufficiale dell’Ordine dell’Impero Britannico ed ha ricevuto il titolo di Cavaliere per i servigi resi alla letteratura. Nel 2007 ha dichiarato di soffrire di Alzheimer e si è spento a Broad Chalke nel 2015.

NEIL GAIMAN

Neil Richard Mackinnon Gaiman, classe 1960, ha lavorato come giornalista per numerose testate, quindi è diventato un fumettista per la DC Comics ed infine ha esordito come romanziere e come sceneggiatore televisivo e radiofonico.

GOOD OMENS: DAL ROMANZO ALLA SERIE TV

Nel 1990, in un pigro e noioso pomeriggio, Pratchett e Gaiman, amici da anni, hanno buttato giù la bozza di un romanzo ironico e dissacrante a tema apocalittico. Appena pubblicato il libro ha subito riscosso un notevole successo scalando tutte le classifiche internazionali (anche se la prima versione italiana risale solo al 2007 ed è uscita sotto il titolo di “Buona Apocalisse a tutti!”). Per anni si è vociferato di un suo adattamento cinematografico ma una sceneggiatura televisiva è stata fatta dallo stesso Gaiman solo dopo la morte dell’amico e coautore. E’ nata così una miniserie in sei puntate che ricalca quasi alla lettera il romanzo originale e che vanta un cast con nomi del calibro di David Tennant, Michael Sheen, John Hamm, Miranda Richardson, Benedict Cumberbatch e Frances McDormand. La messa in onda dello spettacolo ha ovviamente riportato in auge il romanzo, ripubblicato anche in Italia con il titolo originale.

ROMANZO

Crowley è un angelo caduto. E’ stato mandato sulla terra fin dalla nascita dell’uomo e qui ha operato come emissario delle tenebre per indurre in tentazione quanti più individui possibili. Nel corso dei secoli però Crowley ha imparato ad apprezzare molto la sua vita terrena ed ha sviluppato gusti, passioni e piccole idiosincrasie tipicamente umane. Proprio per questo motivo rimane sconvolto quando viene convocato dai superiori che gli affidano la missione suprema: far crescere sulla terra l’Anticristo, in grado di scatenare, al compimento degli 11 anni d’età, l’Apocalisse, lo scontro finale fra Bene e Male. Il demone comunque non può evitare di adempiere il suo compito ed affida il malefico neonato ad una setta di suore sataniche il cui unico scopo è quello di far crescere il bambino nel contesto più adatto a sviluppare le sue attitudini naturali.
Gli anni passano in fretta ma quando l’Anticristo effettivamente compie gli 11 anni, Crowley ed i suoi superiori non tardano ad accorgersi che il bambino che credevano essere il figlio del Maligno in realtà è un normalissimo umano. Che pasticcio hanno combinato le suore? Dove è finito l’Anticristo? Mentre le forze del Bene e del Male si preparano alla guerra ed il mondo sta per soccombere, Crowley si lancia alla ricerca dell’undicenne con l’intenzione di scovarlo prima dei suoi superiori e di impedirgli di far davvero scoppiare l’Apocalisse. A questo scopo si rivolge all’angelo Azraephel, anche Lui residente terrestre fin dalle origini, legatissimo alla sua esistenza umana e contrario alla fine del mondo.
Individuare l’Anticristo però non è cosa semplice a meno di potersi servire del libro “Le belle e accurate profezie di Agnes Nutter, strega”. In effetti del volume in questione esiste ormai una sola copia ed è nelle mani di Anatema, discendente di Agnes e già sulle tracce dell’Anticristo nonostante un’improbabile coppia di Cacciatori di Streghe.
Crowley, Azraephel ed Anatema riusciranno nel loro intento? Sarà davvero possibile impedire l’Apocalisse?

GIUDIZIO

Il romanzo di Pratchett e Gaiman è indubbiamente geniale. Spunto, intreccio e personaggi denotano contemporaneamente fantasia sfrenata ed approfondita conoscenza dell’animo umano oltre che una seria riflessione sui concetti di Bene, Male e Libero Arbitrio. Inoltre l’intero libro è pervaso dal tipico humor inglese, sottile ed efficace. Detto questo si tratta di un racconto non facile, che richiede al lettore concentrazione e buona memoria e con un andamento a strappi che non mi ha convinta del tutto. Del resto anche la miniserie televisiva, nonostante la mia passione sfrenata per David Tennant, mi ha lasciata con l’amaro in bocca. In conclusione ritengo che “Good omens” non sia un volume adatto a tutti ma solo a lettori dall’animo british e con parecchio tempo a disposizione.

 

Good omens

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