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Vaseem Khan “L’inaspettata eredità dell’ispettore Chopra (Agenzia Baby Ganesh 1)”

VASEEM KHAN

Vaseem Khan è nato a Londra nel 1973. Si è laureato in Economia e Finanza presso la London School of Economics ed è stato assunto come consulente per un gruppo alberghiero che costruisce hotel ecologici. L’azienda lo ha trasferito in India e Khan ha trascorso un decennio in Asia, soprattutto a Mumbai. Rientrato in Inghilterra nel 2006, ha lavorato per l’Università di Londra occupandosi di un progetto teso ad utilizzare scienza ed ingegneria per prevenire, ridurre e meglio individuare i reati.
Nel 2014 Khan ha esordito come giallista con “L’inaspettata eredità dell’Ispettore Chopra”. Il successo di pubblico e critica è stato tale che l’editore gli ha subito commissionato altri romanzi con i medesimi protagonisti: è nata così la serie dell’agenzia investigativa Baby Ganesh che, a primavera 2019, conta tre libri, sebbene in italiano il primo sia appena stato pubblicato.
Khan vive a Londra con la moglie ed ha dichiarato che le sue più grandi passioni sono la letteratura, il cricket e gli elefanti.

L’INASPETTATA EREDITA’ DELL’ISPETTORE CHOPRA (IL PRIMO CASO DELL’AGENZIA INVESTIGATIVA BABY GANESH)

Chopra, cinquantenne di bell’aspetto, è un fiero e capace ispettore di polizia a Mumbai. Rispettato ed amato dai sottoposti, ha rifiutato più volte una promozione per poter rimanere sul campo ed evitare gli intrallazzi politici che inevitabilmente coinvolgono i più alti ufficiali di polizia, soprattutto in un Paese come l’India dove la corruzione è endemica. E’ sposato da circa vent’anni con la bella ed energica Poppy. I due sono ancora profondamente innamorati l’uno dell’altra ed il loro solo rammarico è non aver avuto figli. Abitano in un elegante palazzo di un quartiere medio borghese insieme alla madre di Poppy, rimasta vedova da qualche anno, burbera ed in perenne lotta con Chopra, colpevole di aver sposato la figlia invece di lasciarla libera per un più ricco (e molto più vecchio) proprietario terriero.
A causa di gravi problemi cardiaci, Chopra è costretto però a rassegnare le dimissioni.
Durante il suo ultimo giorno di servizio alla stazione di cui è stato a lungo responsabile giunge il cadavere di un affascinante giovane uomo. A prima vista la morte del ragazzo parrebbe accidentale, ma la madre non è convinta di questa conclusione ed accusa Chopra di trascurare il caso a causa della loro bassa estrazione sociale. L’ispettore resta turbato dall’accusa che mette in dubbio la sua reputazione e la sua integrità. Decide dunque di continuare ad occuparsi del caso da libero cittadino.
Nel portare avanti le indagini l’ispettore (“in pensione”) si trova un “collega” a dir poco insolito: un vecchio zio, perso di vista da decenni, gli ha appena lasciato in eredità un elefantino, Ganesh. Dopo un primo momento difficile, fra Chopra e il pachiderma si crea un rapporto speciale, quasi simbiotico, perché in realtà Ganesh “non è un elefante qualunque” e lo dimostrerà in più di un’occasione.
Arrivare a scoprire la verità sulla morte del ragazzo non sarà semplice. In una Mumbai dalle mille contraddizioni, fra quartieri ricchissimi e zone arretrate oltre ogni immaginazione, Chopra dovrà vedersela con organizzazioni criminali e politici potenti e corrotti ma riuscirà a superare tutte le difficoltà e si renderà conto di non poter dismettere il suo ruolo da investigatore: semplicemente lui e Ganesh dovranno operare privatamente.

GIUDIZIO

Il grande pregio del romanzo di Khan è sicuramente l’ambientazione: nonostante una lieve difficoltà legata all’uso di termini sconosciuti all’europeo medio, il lettore si trova davvero catapultato a Mumbai e rimane scioccato da una città in cui ricchezza inimmaginabile e povertà estrema convivono a pochi metri l’una dall’altra. I personaggi sono tutti ben caratterizzati e sia l’ispettore che sua moglie si fanno subito voler bene. Ganesh poi è fantastico. L’intreccio è credibile, anche se più vicino ad un action movie piuttosto che ad un giallo classico. Due le pecche del libro. Innanzitutto là dove l’autore tocca il fantasy perde credibilità senza che la storia tragga alcun beneficio. In secondo luogo sarebbe stato meglio insistere con l’ironia e creare dialoghi più brillanti. C’è da augurarsi che Khan abbia corretto questi aspetti nei volumi successivi.

 

L'inaspettata eredità dell'ispettore Chopra

 

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