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PAOLO ROVERSI “PSYCHOKILLER”

PAOLO ROVERSI

Paolo Roversi è nato a Suzzara, in provincia di Mantova, nel 1975; si è laureato in Storia contemporanea all’università di Nizza; si è stabilito a Milano (dove vive ancora oggi) ed ha iniziato una carriera assai articolata.

Ha collaborato con numerosi giornali e riviste (“Corriere della sera”, “Rolling Stone”, “GQ”, ecc), ha lavorato come sceneggiatore per la televisione (“Distretto di polizia”), gestisce la casa editrice digitale “MilanoNera” e scrive libri.

Roversi è considerato uno dei massimi esponenti del noir metropolitano ed i suoi romanzi hanno vinto numerosissimi premi. La sua fama come giallista è in gran parte dovuta alla serie che ha come protagonista il giornalista hacker Enrico Radeschi ma l’autore ha comunque pubblicato diversi thriller stand alone l’ultimo dei quali, del gennaio 2020, è “Psychokiller”.

PSYCHOKILLER

In via Fate Bene Fratelli, la Squadra Mobile di Milano, sotto il comando del dott. Messina (sposato e con due figli ormai grandi, dalla carriera di lungo corso, decisamente poco avvezzo alle innovazioni tecnologiche ma con importanti agganci socio-politici) sta affrontando tre difficili indagini. Nell’hinterland si aggira il “killer delle casalinghe” ed a gestire il caso è stata chiamata da Roma la profiler Gaia Virgili (giovane, al suo primo caso importante ma professionalmente preparatissima e interamente dedita al lavoro, cui ha sacrificato affetti e vita privata). Proprio a Milano c’è appena stata una rapina in banca dal bottino milionario e delle relative indagini si occupano il Commissario Diego Ruiz (affascinante ma anche notoriamente alcolizzato e con un curriculum lavorativo non particolarmente brillante), l’Ispettore Tedesco (omosessuale non dichiarato) e l’agente Silvia Monti (splendida donna con gusti sessuali piuttosto insoliti). Ciliegina sulla torta, sempre nel capoluogo lombardo viene ucciso un noto esponente dell’alta borghesia meneghina e del caso devono occuparsi il Commissario Baldini (puttaniere e giocatore d’azzardo), l’Ispettore Russo, detto Kaiser (trentaduenne di estrema destra) e l’agente Santoro (padre di famiglia e con gravi problemi economici).

Di primo acchito le tre vicende non paiono aver nulla a che fare l’una con l’altra ma quando l’assassino della “Milano bene” inizia ad inviare messaggi direttamente al Commissario Ruiz, l’intera Squadra Mobile è costretta a concentrarsi sull’indagine principale e gli investigatori cominciano ad intravvedere un filo conduttore fra i tre casi, una linea sottile che porterà ad una soluzione davvero sorprendente.

GIUDIZIO

Il nuovo thriller di Roversi è un romanzo davvero ricchissimo di personaggi e nei primi capitoli il lettore tende un po’ a perdersi fra i diversi investigatori. Una volta conosciuti i protagonisti, per altro tutti tridimensionali, perfettamente coerenti e credibilissimi con le loro imperfezioni ed i loro vizi, la storia prende il via e il ritmo narrativo si fa incalzante. Sullo sfondo di una Milano pulsante e magnificamente descritta ma anche dell’ordinato hinterland e della modaiola svizzera sciistica, l’intreccio giallo procede con sorprendenti colpi di scena senza mai scadere nell’assurdità e corre verso un finale scioccante e davvero molto originale. Io sono una fan accanita e fedele di Enrico Radeschi ma devo ammettere che con “Psychokiller” Roversi ha superato se stesso, è salito di un gradino, costruendo un thriller che davvero non ha nulla da invidiare ai grossi nomi internazionali del genere.

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