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PAOLO ROVERSI “ALLA VECCHIA MANIERA MANIERA – IL PRIMO CASO DEL COMMISSARIO BOTERO”

PAOLO ROVERSI

Paolo Roversi è nato a Suzzara, in provincia di Mantova, nel 1975; si è laureato in Storia contemporanea all’università di Nizza; si è stabilito a Milano (dove vive ancora oggi) ed ha iniziato una carriera assai articolata.

Ha collaborato con numerosi giornali e riviste (“Corriere della sera”, “Rolling Stone”, “GQ”, ecc), ha lavorato come sceneggiatore per la televisione (“Distretto di polizia”), gestisce la casa editrice digitale “MilanoNera” e scrive libri.

Roversi è considerato uno dei massimi esponenti del noir metropolitano ed i suoi romanzi hanno vinto numerosissimi premi. La sua fama come giallista è in gran parte dovuta alla serie che ha come protagonista il giornalista hacker Enrico Radeschi ma l’autore ha comunque pubblicato diversi thriller stand alone e con “Alla vecchia maniera”, dell’autunno 2023, pare voler iniziare una nuova saga con protagonista il commissario Botero.

ALLA VECCHIA MANIERA

Autunno 2015. A Milano residenti e turisti si godono gli ultimi giorni dell’Expo, lasciando semi vuote le abituali zone della movida meneghina. E’ dunque in un clima insolitamente silenzioso che la bella ispettore Camilla Farina e l’agente Luigi Malandra, entrambi in forza alla Mobile del Commissariato di Via Fatebenfratelli, sotto il comando del dott. Desanctis, arrivano sul luogo dell’omicidio dell’avvocato Raffaele Lobascio, figlio del defunto legale Gualtiero, entrambi assai noti data la loro abilità nel far rilasciare, causa cavilli, famigerati delinquenti. Tuttavia la scientifica non ha neppure terminato i consueti rilievi che, dall’alto, giunge l’ordine di lasciare il caso alla squadra Alfa del Commissario Luigi Botero, e di disporre dell’ispettore Farina come collegamento.

La squadra Alfa è in effetti un reparto speciale, istituito per volere del Presidente del Consiglio. Ha sede in un’enorme e malmessa ex caserma e viene interpellata ogni qual volta le moderne tecniche investigative non paiono poter funzionare per carenza di prove fisico-scientifiche Il Commissario Botero, soprannominato l’Amish, un bell’uomo di mezz’età, già corteggiato in passato dai Servizi per le sue innate doti da poliziotto (intuito, capacità deduttiva, memoria eidetica), in seguito ad un grave attentato, ha perso parzialmente la memoria e soffre di crisi epilettiche ogni qual volta si trova a dover gestire la tecnologia più avanzata. Ha dunque relazioni sociali assai limitate: con la Squadra, con il suo cane Duca e con il solo amico che non ha dimenticato, il tramviere Domenico. I suoi sottoposti, scelti fra svariati corpi, sono anche loro individui assai particolari, decisamente poco inclini alla modernità ma tutti brillanti in particolari settori.

A Camilla, di primo acchito, collaborare con Botero e i suoi risulta assai difficile: rinunciare a cellulare e PC, frequentare solo bar vetusti e sempre in orari lontani dal consueto affollamento, già di per sé non è cosa facile per una giovane donna. Riuscire ad interagire con Botero, che non ha filtri nel rapportarsi con i colleghi e che pure non può fare a meno di risultare affascinante la confonde ulteriormente.

Ad ogni modo l’indagine entra subito nel vivo: il Commissario non è solito perdere tempo e tende a battere tutte le strade, dall’ipotesi della vendetta di un cliente insoddisfatto a quella della moglie notoriamente tradita. La tenacia e il metodo di Botero assicureranno il colpevole alla giustizia mentre fra i due titolari dell’indagine si svilupperà un’attrazione sempre più difficile da nascondere.

GIUDIZIO

Il nuovo romanzo di Roversi spicca per originalità. Immaginare e dare vita ad un personaggio praticamente fermo agli anni ’70, letteralmente allergico per motivi medici alla modernità è un colpo di genio che dà la possibilità all’autore di spaziare fra la Milano tutto moderna e le fumose atmosfere del passato, assai affascinanti, oserei dire ormai esotiche. E, data l’abilità descrittiva, anche per il lettore si tratta di un interessante viaggio fra due mondi quasi contrapposti che suscita riflessioni sui vantaggi e gli svantaggi dei recenti progressi tecnologico-sociali. Lo stile è spigliato, ricco di battute e con piacevoli richiami culinari. L’intreccio noir sufficientemente complesso da risultare interessante senza diventare ostico. Ben bilanciato anche il rapporto indagine-vita personale dei protagonisti, soprattutto considerato che si tratta del primo romanzo di una saga e che per Roversi era necessario introdurre una carrellata di personaggi e di vite. Consigliato.

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