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JONATHAN DEE: “I PROVINCIALI”

JONATHAN DEE

Jonathan Dee è nato a New York nel 1962, si è laureato a Yale ed oggi vive a Syracuse con la moglie, la scrittrice Dana Spiotta, e la figlia Agnes, nata da una precedente relazione.

Fin dal suo esordio, nel 1990, Dee è considerato un autore di grande talento e spessore. Tiene corsi di scrittura creativa alla Columbia University, alla The New School ed alla Queens University, collabora con diverse prestigiose riviste, quali “The New York Times Magazine”, “Harper’s Magazine” e “The Paris Review”, e, nel 2011, è stato candidato al Pulitzer per la narrativa con “I privilegiati”.

Al momento (2019) in italiano sono disponibili “I privilegiati” ed “I provinciali”.

I PROVINCIALI

Howland è la tipica cittadina della provincia americana, così come risulta sempre nell’immaginario collettivo. Un posto dove tutti, o quasi, si conoscono, con i negozi distribuiti sulla Main street, un unico poliziotto che difficilmente fa multe, una sola scuola pubblica ed una privata, un’amministrazione gestita sempre dallo stesso Primo Consigliere con l’ausilio di due o tre assistenti.

Poco dopo la tragedia delle Torri Gemelle, Phil Hide, un ricco magnate newyorkese che a Howland già possiede una casa per le vacanze, decide di trasferirvisi in pianta stabile. Nel giro di un paio di mesi, in seguito alla prematura morte del Primo Consigliere, Hide viene eletto come sostituto e inizia ad amministrare la città discostandosi molto dal sistema abituale. Diminuisce notevolmente le tasse e sovvenziona spesso in prima persona le iniziative locali.

La nuova gestione, quasi dittatoriale, suscita reazioni contrastanti. Alcuni vedono in Hide un esempio di uomo di successo da imitare. E’ il caso di Mark Firth, artigiano, già vittima di una frode finanziaria, che si reinventa imprenditore immobiliare. Altri si convincono che Hide abbia un secondo fine e, indignati, imbastiscono proteste più o meno pacifiche. I più si godono la diminuzione delle imposte senza minimamente approfondire il come e/o il perché.

Intanto gli anni passano e la crisi economica incombe, portandosi via gli ultimi residui di ottimismo sopravvissuti alla lotta al terrorismo

GIUDIZIO

Il romanzo di Hide vorrebbe essere una rappresentazione corale e realistica della provincia americana e dei suoi cambiamenti. La pluralità di soggetti coinvolti in effetti è vasta, peccato però che di molti l’autore dia solo cenni per poi abbandonarli del tutto e di altri, presenze più stabili, manchi comunque quasi sempre la profondità psicologica. Quanto alla descrizione della provincia americana, si percepiscono solo cinismo ed opportunismo, senza alcun bilanciamento in termini di disponibilità reciproca e di orgoglio nazionale che invece devono pur esserci, quanto meno per calcolo statistico. L’intero romanzo poi è privo di un vero e proprio intreccio e la narrazione procede con lentezza e noia.

Mi rendo conto di risultare una voce fuori dal coro contestando un finalista del Pulitzer ma proprio non mi capacito del successo di Jonathan Dee.

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