recensioni

Andrea Camilleri “La stagione della caccia”

ANDREA CAMILLERI

Andrea Camilleri è nato a Porto Empedocle nel 1925. Si è diplomato al liceo classico ad Agrigento (per altro senza sostenere realmente gli esami di maturità a causa dei bombardamenti e del rischio sbarco), per poi iscriversi alla facoltà di Lettere senza però mai laurearsi. Ha iniziato a scrivere e pubblicare poesie negli anni ’40. Contemporaneamente ha frequentato l’accademia d’arte drammatica concentrandosi sulla regia e, nel decennio successivo, ha diretto numerosi spettacoli teatrali. Alla fine degli anni ’50 si è sposato ed è entrato in RAI dove ha svolto prima il compito di delegato alla produzione, poi quello di regista per numerosi sceneggiati, comparendo ogni tanto anche come attore.
Alla fine degli anni ’70 Camilleri ha ottenuto una cattedra all’accademia d’arte ed ha iniziato a scrivere romanzi. “Il corso delle cose”, del 1978, è stato il suo primo giallo e la Rai, già nel 1979, ne ha tratto uno sceneggiato. Le prime avvisaglie di notorietà presso il grande pubblico risalgono però solo al 1992 con l’uscita de “La stagione della caccia” (diventato anch’esso un film per la TV nel 2019). La definitiva incoronazione a giallista di fama internazionale è del 1994 con l’uscita de “La forma dell’acqua”, la prima indagine del Commissario Montalbano, diventato un vero e proprio caso letterario prima e televisivo poi. Dalla metà degli anni ’90 Camilleri non ha più smesso di scrivere romanzi ed è anzi stato eccezionalmente prolifico, sia con le storie sul Commissario sia con i racconti stand alone.
Generalmente, anche se in alcuni libri più che in altri, dagli scritti di Camilleri risultano evidenti sia le sue convinzioni politiche (fortemente di sinistra), sia quelle religiose (convinto sostenitore di un bene superiore, non necessariamente identificabile con questo o quel dio). Inoltre lo stile dell’autore è sempre caratterizzato dalla commistione fra l’italiano e il dialetto siciliano.

Camilleri è mancato a settembre del 2019.

LA STAGIONE DELLA CACCIA

A metà del 1800 Santo La Matina è un curatolo di Vigata (una sorta di mezzano), particolarmente noto perché capace di coltivare un giardino con frutta, verdura e ortaggi dai poteri miracolosi. Vedovo, sta crescendo da solo il figlio Alfonso, che spesso lo aiuta soprattutto con le consegne. Per motivi non chiari Santo viene brutalmente ucciso da ignoti. Il figlio allora finisce a Palermo da alcuni parenti che lo crescono e lo fanno studiare. Nel 1880 Fofò torna al paese natale ed apre una nuova farmacia.
In concomitanza con il ritorno di La Matina, il vecchio e arteriosclerotico marchese Peluso si uccide annegandosi nel mare. Si tratta di un evento del tutto inaspettato ed incongruente con il carattere dell’aristocratico ma nessuno si sofferma troppo sull’accaduto e la vita a palazzo Peluso riprende normalmente. La morte del vecchio marchese però è solo la prima di una lunga serie di sventure che si abbatte sul nobile casato. Le morti si susseguono a ritmo vertiginoso nonostante gli sforzi del medico e del farmacista Fofò che, di volta in volta, cercano di salvare gli individui coinvolti.
Ma si tratta davvero solo di sventura o dietro queste morti apparentemente casuali si cela un qualche mistero ben custodito?

GIUDIZIO

Sfruttando un episodio storico riportato ne “L’inchiesta sulle condizioni sociali ed economiche della Sicilia”, Camilleri costruisce un romanzo dall’intreccio originalissimo: per gran parte della narrazione infatti ci si concentra sulle vicende della famiglia Peluso, pare di leggere una saga familiare, ed è solo nei capitoli finali che la storia si trasforma in un giallo, con un colpo di scena degno della migliore Agatha Christie. Il ritmo della narrazione è rapido e l’autore rende perfettamente la realtà siciliana dell’800 attraverso affreschi descrittivi e personaggi tridimensionali perfettamente riusciti. Lo stile, infarcito di un piacevolissimo dialetto, è quello tipico dell’autore: sempre ironico e spesso addirittura esilarante. Un vero gioiellino.

La Rai da questo romanzo ha tratto una fiction: piacevole ma non all’altezza dell’originale.

 

La forma dell'acqua

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