recensioni

JOEL DICKER “L’ENIGMA DELLA CAMERA 622”

JOEL DICKER

Joel Dicker è nato a Ginevra nel 1985 e vive ancora lì, circondato dalla famiglia e dagli amici d’infanzia.

Nel 2010 ha pubblicato il suo primo romanzo: “Gli ultimi giorni dei nostri padri”, un buon libro storico, che gli è valso anche un premio (“Prix des ècrivains genevois”), ma decisamente un’opera prima, con una partenza molto lenta ed un tardivo riscatto solo nella seconda parte (il libro è uscito in italiano solo nel 2015).

Nel 2012 il suo nuovo romanzo, “La verità sul caso Harry Quebert”, è stato un vero e proprio caso letterario che lo ha catapultato, a soli 27 anni, sull’Olimpo degli autori (al punto da fargli ottenere, cosa rara per uno scrittore, anche un contratto pubblicitario per una famosa casa automobilistica … del resto, oltre che talentuoso, il ragazzo è pure bellissimo!). Il libro, tradotto in 35 paesi, ha vinto innumerevoli premi, è stato osannato dalla critica, amato dal pubblico ed anche trasposto in versione televisiva da Jean-Jacques Annaud in una miniserie con Patrick Dempsey come protagonista.

E’ del 2017 la sua terza opera, “Il libro dei Baltimore”, una splendida via di mezzo fra un mistery ed una saga familiare, che ha bissato il successo del 2012. Nella primavera inoltrata del 2018 è uscito il suo quarto romanzo, il fantastico thriller “La scomparsa di Stephanie Mailer”.

A inizio estate 2020 è uscito il quinto libro, il mistery “L’enigma della camera 622”

L’ENIGMA DELLA CAMERA 622

Joel, giovane scrittore di grande successo (presumibilmente lo stesso Dicker) sta attraversando un periodo molto doloroso: dopo aver pianto la morte dell’editore, mentore ed amico Bernard, si è anche lasciato sfuggire l’occasione di costruire una stabile e solida relazione con l’eccezionale Sloane. Abbandonato a se stesso a causa delle ferie della fedele segretaria, l’autore decide di lasciare Ginevra e di rifugiarsi al Palace de Verbier, lussuoso hotel sulle Alpi Svizzere, per un periodo di riposo.

A poche ore dal checkin, Joel incontra in albergo l’affascinante divorzianda inglese Scarlett. I due giovani si trovano subito in sintonia e nel chiacchierare dell’esegesi di un romanzo decidono di scoprire perché al Palace manchi la suite 622 e si passi dalla 621 alla 621 bis alla 623. Venuti in fretta a sapere che l’insolita numerazione è dovuta ad un fatto delittuoso di cronaca verificatosi diversi anni prima e per il quale non è mai stato individuato il colpevole, lo scrittore e la giovane donna decidono di indagare personalmente su quanto accaduto e di sfruttare quegli avvenimenti come punto di partenza per un romanzo.

La vittima della 622 era un noto banchiere del prestigioso Istituto Ebezner e la polizia a lungo ha indagato su illustri personalità dell’alta finanza svizzera. Joel e Sloane ripercorrono l’indagine già svolta dalle autorità ma riescono a spingersi oltre e finalmente portano alla luce tutta la verità sul famigerato delitto.

GIUDIZIO

Fatto salvo il primo romanzo di Dicker, un’opera prima ancora non pienamente matura, ho adorato tutti gli altri suoi romanzi. E’ dunque con grande rammarico che devo esprimere un parere piuttosto negativo su “L’enigma della camera 622”.

Ho trovato tutta la parte introduttiva, relativa allo stato d’animo dello scrittore in seguito alla perdita dell’amico editore, noiosa e irrilevante ai fini del mistery. Lo stesso dicasi per l’espediente narrativo relativo all’esegesi di un romanzo giallo. L’intreccio narrativo mistery, pur prendendo il via fin dalle prime pagine, è però malamente inframmezzato alle riflessioni personali e non solo non viene in alcun modo messo fisicamente in evidenza (magari utilizzando un diverso carattere tipografico) ma perde in qualche modo appeal e parte dunque decisamente in sordina. E’ solo a partire dalla metà del romanzo che il lettore finalmente viene travolto dalla narrazione e ritrova la nota abilità dello scrittore nel coinvolgere ed appassionare con personaggi complessi, brillanti colpi di scena ed un crescendo di suspense fino allo straordinario finale.

Insomma pare quasi che, venuto davvero a mancare il suo mentore, Dicker non si sia fatto affiancare da un editor in grado di consigliarlo adeguatamente. C’è da sperare che riesca a provvedere per il futuro.

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