diario di bordo

Il ritorno del figliol prodigo

Sabato 17 dicembre 2016, ore 1900. La tavola per la tradizionale cena di Natale con gli amici di più vecchia data è stata allestita. Le teglie con le diverse portate sono in cucina, pronte per essere infilate in forno al momento opportuno. Luca è uscito per accompagnare le ragazze al cinema. La usb con la musica di Natale sta già suonando nello stereo. Le luci esterne ed interne della casa sono accese. Non mi resta che vestirmi e truccarmi e poi passare un bella serata. Sto per salire le scale alla volta della mia camera da letto, quando squilla il telefono di casa. Rispondo al cordless e mia madre, sull’orlo delle lacrime, esclama :”Tuo fratello è in un mare di guai!”.

A questo punto sono costretta ad aprire una parentesi, in modo che ciascuno sia in grado di rendersi conto di quanto una telefonata sulle gesta di mio fratello abbia la capacità di gettare nel panico qualunque membro della mia famiglia. Stefano ha 38 anni, una brillante carriera nel marketing, vive e lavora a Singapore, è un single impenitente. Dunque, a prima vista, parrebbe un uomo arrivato, sicuro di sé e delle proprie capacità, perfettamente in grado di risolvere i piccoli inconvenienti di ogni giorno … invece no! Tanto è brillante e capace sul lavoro, tanto è negato per tutto ciò che riguarda la quotidianità … avete presente Sheldon Cooper di “The big bang theory”? Faccio un esempio, giusto per rendere l’idea: poco dopo la laurea, quando aveva 23 anni, ha lavorato e vissuto a Parigi, in pieno centro, per due anni. Appena arrivato ha conosciuto e si è fidanzato con una ragazza del posto. Quando hanno festeggiato il primo anniversario, Ste ha chiamato mia madre perché mandasse dall’Italia, con interflora, dei fiori alla fidanzata per suo conto perché lui non riusciva a trovare un fiorista! Detto questo, è necessario aggiungere che passa tutto il periodo delle vacanze di Natale, che trascorre in Italia, fra un medico e l’altro, perché, dopo quattro anni a Singapore, non è riuscito a trovarsi né un dentista né un oculista!

Data la premessa, capirete come mai, all’affermazione di mia madre “Tuo fratello è in un mare di guai!”, il mio primo istinto è stato quello di versarmi due dita di whisky e di sedermi prima di affrontare il resto della conversazione.

Io: “Ok, mamma, datti una calmata e spiegami cosa ha combinato stavolta.” (Solo ora realizzo che, quando capita qualcosa a Stefano, nessuno pensa mai che “sia capitata”).

Mamma: “Un paio d’ore fa ha preparato i bagagli per tornare a casa per le feste (Singapore è avanti di sette ore rispetto al fuso orario italiano). Dal momento che doveva prendere il volo notturno, ha deciso di presenziare ad una cena di lavoro per poi recarsi direttamente all’aeroporto. Si è fatto portare da un Uber alla cena e poi si è fatto dare un passaggio da un collega per andare a prendere il suo volo. Quando è arrivato all’aeroporto si è reso conto di avere con  sé la valigia ma non la borsa del PC … con dentro il passaporto!”(oltre al PC nuovo, ovviamente)

Mi verso altre due dita di whisky.

Mamma: “Mi ha chiamato dal bar del terminal. Si sta tirando i capelli uno per uno! Non sa cosa deve fare! Ha perso il volo e sicuramente non riuscirà a tornare a casa per Natale!”.

Io: “Mamma, calmati. Dì a quel mentecatto di smettere di tirasi i capelli che tanto non serve a nulla e di vedere di trovare un posto sul volo di domani notte. Deve andare a casa e dormire. Domattina, appena sveglio potrà rivolgersi all’ambasciata per denunciare la perdita del passaporto: gli rilasceranno sicuramente un provvisorio con cui potrà partire senza problemi.”

Mamma: “Ne sei certa?”

Io: “Sì, ragionevolmente certa. Oserei dire che è pura e semplice logica”.

Mamma, finalmente sollevata: “E invece per il PC scomparso?”

A questo punto mi tremano le mani, e non per il troppo whisky! Anzi, ad essere sinceri me ne servirebbe un’altra dose ma devo ancora truccarmi e dubito che in quel caso sarei in grado di tracciare una linea passabile con l’eyeliner … “Mamma, il PC non è scomparso! L’ha perso! Ha quasi certamente lasciato la borsa sull’Uber che l’ha portato al ristorante! A che accidenti stava pensando? Il PC è andato, tanto vale che ci metta una pietra sopra. Se gli serve urgentemente domani avrà senz’altro la possibilità di andare in un centro commerciale a comprane un altro!”

Mamma: “Sì hai ragione. Allora ora lo chiamo e gli dico quello che deve fare. O pensi sia meglio se ci parli direttamente tu?”

Io: “No! Fidati è meglio se io non lo sento proprio!”

Chiudo la telefonata. Cerco di concentrarmi sulle cose belle della vita e riacquisto una certa calma. Dopo 15 minuti mi alzo e vado a prepararmi: ovviamente a questo punto sono in ritardo sulla tabella di marcia.

Domenica 18 dicembre, ore 7.00. Un rumore molesto mi strappa dal sonno. Ho un mal di testa lancinante: cominciare a bere a stomaco vuoto ieri non è stata una grande idea. Ora della fine della serata faticavo a camminare dritta. Le cene di Natale sono sempre così: si mangia bene e si beve meglio. La serata è stata piacevolissima ma sono andata a letto alle 3.00 e ora il dannato telefono sta squillando …

Io: ”Pronto?”

Mamma: ”E’ arrabbiatissimo!”

Io: ”Uh?”

Mamma: ”Stamani alle 8.00 (ora di Singapore ovviamente) l’hanno chiamato quelli di Uber per avvertirlo che, alla fine del turno, il tassista che lo ha accompagnato ieri ha riportato in sede la sua borsa dimenticata. C’è andato e ha ritrovato PC e passaporto. Ma giustamente si chiede: l’autista non poteva contattarlo ieri sera stessa? Lui non avrebbe perso il volo e…”

Mamma: ”Mamma mi hai davvero svegliata alle 7.00 di domenica mattina per dirmi che il mentecatto è arrabbiato perché ha ritrovato PC e passaporto ma lo ha fatto con qualche ora di ritardo rispetto alla partenza del suo volo?!”

Mamma: “Amore, mi sembri nervosa. Va tutto bene?”

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